La città sepolta
Era parecchio tempo che non tornavo a leggere qualcosa di puro svago e azione, complice anche il fatto che gli ultimi romanzi del mio autore di genere preferito, Clive Cussler, mi avevano lasciato parecchio amaro in bocca.
In questi giorni, però, avevo voglia di pura distrazione e ho così deciso di leggere un romanzo regalatomi parecchio tempo fa da un amico che mi aveva garantito mi sarebbe piaciuto altrettanto o quasi.
Eccomi quindi reduce dalla lettura del primo romanzo della Sigma Force, “La città sepolta” di James Rollins.
Innegabile: gli ingredienti dell’avventura pura ci sono tutti; personaggi pronti a tutti, azione, scienza, fantascienza, eroi che trovano il modo di cavarsela, cattivi quasi bidimensionali. Elementi perfetti quando non si ha particolare voglia di altro che non sia la distrazione pura.
Da questo punto di vista, Rollins non tradisce: il libro si legge con piacere, il ritmo è sempre molto serrato, i personaggi sono più o meno appassionanti anche se non sconvolgentemente approfonditi; ho ripetuto più volte, mentre lo leggevo, che era come leggere un romanzo di Indiana Jones (cosa su cui anche l’autore gioca, almeno un paio di volte).
Quello che può far storcere il naso è, in alcuni casi, l’esagerazione: da bravo nerd sono un maestro nella sospensione dell’incredulità, ma ci sono momenti in cui l’autore rischia (eufemismo) di tirare veramente troppo la corda; manette che vengono scassinate con un piede che tiene tra le dita un ago sono decisamente un’immagine azzardata, a dire poco, così come alcune scelte più fantascientifiche presenti nella storia e che non svelo per non fare spoiler: scelte che non sono, in certi casi, indispensabili e che sembrano infilate giusto per rendere la storia ancora più cool.
Occhio, stiamo parlando di un romanzo di genere e quindi queste esagerazioni possono tranquillamente starci, ma per i miei gusti hanno spostato un po’ verso il basso un’asticella che, comunque, resta assolutamente a livelli discreti nell’ambito di cui stiamo parlando.
Non è, per usare un termine di paragone, ai livelli dei più bei romanzi di Cussler, ma è sicuramente più piacevole degli ultimi.
In sostanza mi sono divertito, pur con qualche “sì, va beh” di troppo in alcuni punti, ed era esattamente ciò che speravo di ottenere.
Qualche cenno alla trama: un’esplosione inspiegabile al British Musuem scatena una serie di eventi che porterà studiosi, avventurieri e organizzazioni più o meno legittime sulle tracce dell’antica città di Ubar. La missione che verrà intrapresa comporterà misteri, sfide, trappole e tante, troppe esplosioni, il tutto tra Londra e l’Arabia, in scenari più da Bibbia e Corano che da Mille e una notte.