Cronache dal fronte (o giù di lì)
Dopo una giornata di commissioni, un po’ di relax e un fine giornata di ricerca regali decidi che hai proprio voglia di pizza.
Non pizza qualunque, pizza napoletana: cornicione alto e morbido, sottile in mezzo.
Sai che nessuna delle pizzerie a domicilio che conosci la fa e la migliore che conosci è dall’altra parte della città e di sabato sera sarà sicuramente piena, per cui non la consideri.
Tripadvisor, un po’ di ricerche, ne identifichi una che sembra buona e non molto lontana.
Dai, è presto, sono le 19, ci provi.
Impieghi più di mezz’ora per arrivare in zona. È sabato sera a Milano.
Inizi a cercare posto.
10 minuti.
20.
30.
40.
È sabato sera a Milano, maremma ladra.
Hai anche la macchina in riserva, per cui se non trovi posto in breve tempo rimarrai a piedi, oltre che senza pizza.
Alla fine riesci a parcheggiare in un’area per residenti rassegnandoti alla potenziale multa: hai fame, questo ha la priorità.
Cinque minuti, raggiungi la pizzeria.
Sono le 20.15.
– Salve, avete posto per uno? (Sì, sono in giro di sabato sera a mangiare una pizza da solo, non infierite – NdA)
– No, mi spiace.
Sono le 20.15, non hai praticamente pranzato, hai girato quasi un’ora per cercare parcheggio e ti dicono che non c’è posto.
Potresti passare dal vegetarianesimo al cannibalismo e nutrirti di una loro coscia, ma hai voglia di pizza e questo salva le loro inutili esistenze.
Torni alla macchina: in quella zona forse c’è un’altra pizzeria napoletana, ma se anche loro non avessero posto arriverebbero le 21 e finiresti per macellare un passante.
Riesci a riempire il serbatoio a un automatico e ti torna in mente “Con un deca” degli 883, il che ti fa sentire vecchio e trash.
Potresti andare alla tua adorata pizzeria al trancio ma stasera non hai voglia di quel tipo di pizza.
Rinunci, amaramente, alla napoletana e torni verso casa: c’è una pizzeria che non hai mai provato aperta a 20 metri, se neanche lì c’è posto ti autoflagellerai col passato di verdura che hai in frigo.
La strada verso casa ha una coda inspiegabile, se non che è sabato sera, a Milano e tu hai una fame boia e, si sa, l’Universo congiura per farti incazzare quando hai fame.
Prendi una deviazione, arrivi a casa, parcheggi, ovviamente più lontano del solito (vedi sopra).
La pizzeria ha posto.
Ordini una quattro formaggi e visto che hai fame (si era detto?) anche delle patate al forno.
Arriva prima la pizza delle patate, l’odore è curioso (anche per una quattro formaggi), le patate tiepide.
Sazi la fame, non la frustrazione.
Sono quasi le 22, cos’hai imparato?
Che la pizzeria sotto casa becca punti da molte pizzerie a domicilio dei dintorni e costa di più.
Che non avere pizzerie di fiducia vicine a casa è un male imperdonabile.
Che il sabato sera non devi cercare di parcheggiare in zona Venezia se hai fame.
Che “è presto” si tramuta in “ho fame ed è tardi” in meno di un batter di ciglia.
Che, dato il punto sopra, l’Universo si diverte un mondo a prenderti per il culo.
Ma soprattutto che certi tuoi sabati sera farebbero invidia a Tony Manero.
In pensione.
All’ospizio.
Io sono abitudinario: ogni Sabato, alle sette e mezza-otto, scendo giù e vado da Maruzzella. Chiaccherata coi pizzaioli, alla cassa, due margherite da asporto, che consumiamo a casa. A domicilio, a parte l’Ambasciata Tarantina che consegnava a domicilio quando stavamo in zona Navigli, non ho mai trovato niente che valesse la pena. A parte ogni tanto Spontini o RossoPomodoro…che poi ,dopo le storiacce dei fattorini di deliveroo in sciopero, per solidarietà precaria ci siamo astenuti dall’acquisto, perché la nostra coscienza ci imporrebbe di dare una mancia doppia al fattorino sottopagato e due pizze ci verrebbero uno sproposito a testa.
Non ordino mai da deliveroo, a dirla tutta, e per fortuna molte pizzerie a domicilio hanno i propri dipendenti: non saranno pagatissimi, ma spero le condizioni siano diverse. Onestamente sotto casa non ho pizzerie “da strapparsi i capelli”, per cui si valuta di volta in volta.