Di palcoscenici e salotti

Ritrovando il link a foto di tremila vite fa scattate a una cena forumistica del 2005 mi sono trovato ad aggiungere elementi a una riflessione che in parte ho già fatto qui sopra.

Mi rendo conto che mi manca molto lo scambio.

Di opinioni, informazioni, pareri, idee.

I newsgroup prima e i forum dopo erano il terreno ideale per questo tipo di interazioni: passioni più o meno comuni o argomenti di comune interesse permettevano di avere una base comune su cui, però, coltivare differenze o arricchimenti; non che non ci fossero scontri e scazzi, tutt’altro, ma comunque lo scopo principale era interagire.

Stesso scopo che avevo trovato in Twitter fino a uno o due anni fa: era bello interagire con persone sconosciute, magari iniziando dal retwitt di qualcuno, e finire a scoprire individui più o meno interessanti, con cui discutere, magari anche in modo acceso, ma sempre con quello scopo in mente. Interagire. Comunicare. Parlare.

Poi le cose sono cambiate e i numeri hanno avuto la meglio. Si è passati dall’interazione all’accumulo: di follower, di retwitt, di like. Non ha importanza come e perché, l’importante è che quei numeri crescano. I contenuti? Poco importanti o, comunque, un semplice mezzo per. A volte magari li si copiano anche, se può aiutare la causa del numerino. E si formano le cricche. Quelli che si danno pacche sulle spalle a vicenda costantemente. Sembra che addirittura ci sia gente che si mette d’accordo su chi retwittare e chi no: avete presente le bande di bulletti a scuola? Ecco, qualcosa del genere.
Ovviamente non vale per tutti e non vale sempre. Per fortuna ci sono ancora persone interessanti con cui si possono avere scambi piacevoli, ma a parte rari casi si tratta di persone conosciute prima.

Di Facebook non sto neanche a parlare, dato che la variegata umanità presente la conosciamo tutti.

Quello che mi colpisce è che su una piattaforma relativamente nuova come snapchat stia succedendo esattamente la stessa cosa: cricche, gente che si masturba vicendevolmente di complimenti (ma sempre tra le stesse persone), pochissima interazione, tantissimo palcoscenico.

Oh, sia chiaro, ognuno è legittimato a usare una piattaforma come preferisce e, tra tutte, Snapchat è forse quella più palcoscenico di tutte: a me, però, fa effetto vedere quanto velocemente questa piega ormai diventi naturale, ritengo la dica lunga.

Eppure qualche raro barlume c’è ancora.

Ne parlavo giusto ieri sera in chat con una vecchia conoscenza/amica di Twitter che ha percepito le mie stesse impressioni e anche a lei raccontavo di quanto sia stato piacevolmente sorprendente lo scambio avuto in privato un paio di giorni con una persona conosciuta su Twitter e Facebook che aveva voglia di approfondire l’argomento di un mio post: aveva il sapore di quelle interazioni di cui parlavo all’inizio.

Ecco, la questione è tutta qui: è amaro dover constatare che queste situazioni siano ormai l’eccezione.

Nulla contro i palcoscenici, figuriamoci: sarebbe ipocrita da parte mia.

Ma datemi anche qualche salotto con cui alternarli.

Solo questo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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