Lezioni

Ieri non ho scritto.

Molti non l’avranno notato, qualcuno sì e qualcun altro in particolare si è anche lamentato.

Non ho scritto perché la giornata è stata talmente difficile e con strascichi sul finale che quando sono rientrato a casa ieri notte non avevo altra voglia se non andare a dormire.

Eppure ieri e oggi sono state giornate in cui ho imparato ulteriormente qualcosa su me stesso.

Ho imparato che devo fidarmi della mia mente e che non devo permettere a reazioni istintive, difensive e altro di prendere il sopravvento.

Ho imparato che se vengo travolto da una tempesta di problemi uniti a un’ondata di panico da parte di altri c’è solo una cosa di cui mi posso fidare: la mia mente, la mia capacità di raziocinio, il ragionamento, l’analisi, tutte cose che riesco a sfruttare appieno soltanto in un modo; col distacco.

Ieri sera ho rischiato di cedere. Problemi che si sono accumulati nel giro di poche ore, panico e stress crescente da parte degli interlocutori, il mio senso di responsabilità che mi portava a volere capire come fossero accadute alcune cose e non accettava di non arrivarci in tempi brevi, la volontà di dare risposte in tempi brevi quando, in certi casi, questo è l’errore più grave si possa fare.

Tutto stava portando a una situazione di stallo, stress, preoccupazione e via così in crescendo, con la prospettiva che oggi le cose andassero peggio.

Poi sono uscito: dovevo vedere il Concerto d’inverno di Branagh al cinema e non volevo perdermelo.
Inizialmente concentrarmi sulla visione è stata dura: la mente sembrava non volersi staccare dal problema, un po’ come quando si tocca una ferita che ancora devi cicatrizzare.

Poi ci sono riuscito: ho iniziato a seguire la storia, le battute, i dialoghi, ho lasciato stare la mia mente.

Ed è successo così: una volta abbandonato il patema, una volta che la mente si è sganciata dall’emotività accumulata, ha ricominciato a lavorare da sola, per i fatti suoi. La soluzione è arrivata da sé, esattamente come la lampadina di Archimede Pitagorico, e ho capito.

Ho capito cos’era successo, ho capito perché, ho in qualche modo capito come si sarebbe potuto rimediare.

Ho respirato.

Ho dormito.

E oggi, nonostante la preoccupazione e lo stress e la consapevolezza che tanto era ancora in ballo, sono andato sapendo.

E le cose sono andate meglio: non tutto è ancora risolto, ma la strada è giusta, gli argini si sono messi, il precipizio sembra ora più una discesa che potrebbe digradare a breve.

È bastato lasciare che ognuno facesse il suo e che la testa venisse svuotata dallo scalpitare dell’istinto.

Il rettile, Hyde, ieri sera poteva far danni e se oggi si fosse presentato lui ne avrebbe causati senza dubbi.

Ma Jekyll stavolta non si è fatto mettere da parte.

Sta imparando anche lui.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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