Ora basta
Poco più di un anno fa terminavo l’editing della terza parte del romanzo.
Ero felice ed eccitato dall’esserci finalmente riuscito e mi convinsi che, a quel punto, avrei tenuto il ritmo.
Decisi solo di attendere un po’, in parte per fare assestare quanto fatto, un po’ per attendere qualche reazione di chi lo avrebbe ricevuto.
Ci fu una catena di contrattempi.
Responsi che impiegarono un bel po’ ad arrivare (senza contare i desaparecidos).
Lavoro che aumentò.
Poi la malattia di Zen, il precipitare della mia situazione personale, i mesi di preoccupazioni, paura e disperazione.
Un anno, in questo modo, passa in fretta ma, soprattutto, ci si rende in fretta di nuovo inerti.
Sembra che le idee si fermino, si nascondano, abbiano paura di uscire e, in qualche modo, tu stesso hai paura di andarle a cercare perché non vorresti scoprire che non ci sono più.
Eppure un paio di mesi fa qualcosa si era mosso e, pur se su appunti, le idee erano fluite come nulla fosse.
Poi, di nuovo, fermo.
Ora basta.
Non ci sono scuse, non c’è ragione che tenga.
Ho due giorni davanti con tempo libero a sufficienza per spostare quel macigno e lasciar scorrere di nuovo le parole.
Troppo facile, altrimenti, dire “quanto vorrei terminare il romanzo”.
C’è solo un modo per farlo: scrivere.
E non prima o poi.
Ora.
È quello che mi dico anche io, ogni giorno. Sono undici anni che non termino un romanzo e ora è venuto il momento. Entro la fine del 2016. Anche se, a volte, mi ritrovo ferma subiva pagina per giorni, a scrivere e riscrivere. Ma ce la farò…