I’ll be there
C’è una sensazione che solo alcune persone possono capire, un’emozione che è inutile (o quasi) spiegare a chi non la prova.
Chi ha o ha avuto un animale domestico che si è ammalato o è rimasto ferito sa di cosa parlo.
È quel senso di protezione e, al contempo, di impotenza verso quell’essere vivente che sta male e non capisce perché.
Lui non può parlare, non può dire cosa sente, cosa gli fa male, come si sente e, al contempo, non può capire quello che gli si dice: ogni rassicurazione pronunciata serve più a chi la pronuncia che a lui, almeno per quanto riguarda le parole.
Quella bestiola, che magari è sempre stata attiva o sicura di sé, che può essere stata coccolona o riservata, ora è lì, indifesa, bisognosa.
Ha bisogno di chi lo ama, ha bisogno di essere curata, ha bisogno di sapere che starà meglio: non importa che sia davvero così, può essere solo rassicurata, oltre che curata.
E il solo modo per farlo è esserci. Prendersi cura di lei. Nutrirla, carezzarla, pulirla, se ncessario, coccolarla.
Parlarle dolcemente per farla sentire coccolata.
Ecco, in quel momento, mentre ci si sta prendendo cura di lei, si percepisce la forza del legame instaurato: non importa che sia durato anni come fu con Zen e Lupo o settimane, come il micio di nostri cari amici, il legame è lì, tangibile, forte; il legame che comunica “ora sei fragile, ma non temere, io sono qui per te”.
E stringe il cuore vederli così fragili, deboli e spaventati, così come lo scalda vedere che il sentirci dà loro forza, che reagiscono magari solo per una nostra carezza in più.
Non auguro a molti di provarlo, perché significa vedere i nostri compagni stare male, ma chi ci è passato sa che dono prezioso sia poter dare loro la protezione di cui hanno bisogno.
È ringraziarli di aver portato il loro amore nel nostro mondo.
È restituire amore con amore.