Camminando sulle acque

Ok, titolo più banale non ci poteva essere, ma fatevene una ragione.
Come si può aver immaginato (e come le millemila foto sui vari social, nel caso mi seguiste lì, hanno annunciato) oggi ho approfittato di un pomeriggio senza lavoro per andare a vivere the Floating Piers, l’opera di Christo sul Lago d’Iseo di cui tanto si parla.

Iniziamo a rispondere alla domanda più classica: ne vale la pena?
La risposta breve è per me, sì.

Per chi non si accontenta aggiungo qualcosa.
Io non sono andato con l’idea di vivere un’opera d’arte per il semplice motivo che il mio rapporto con l’arte moderna è sempre stato molto difficile. La mia idea era di andare a sperimentare, invece, un’esperienza diversa e non ripetibile, ovvero poter attraversare un lago (o una parte di esso) a piedi, ammirandone scorci altrimenti non replicabili, col piacere di andare dove, di solito,non si può.

Ecco, in quest’ottica i Floating Piers sono davvero una soddisfazione. Il lago d’Iseo è una cornice suggestiva che, date le dimensioni, permette di vivere una struttura come questa in modo accessibile praticamente a tutti; il panorama permette di ammirare splendidi contrasti tra terra, colline, acqua e, in questo caso, la passerella e, e qui sta il bello, permette di farlo in modo diverso dal solito.
Quello che continuavo a pensare camminando sulla struttura era che quei particolari scorci, quelle inquadrature, quelle angolazioni non avrei mai più potuto replicarli.
Non è un modo di dire: non è semplicemente possibile farlo; anche avendo una barca e ponendosi esattamente nello stesso punto il risultato sarebbe per forza di cose diverso.
Fare una passeggiata sui Floating Pears vuol dire, quindi, regalarsi il lago e il suo mondo in modo che solo alcune migliaia di persone al mondo potranno dire di aver visto in maniera simile se non uguale.

Per me, un pensiero del genere, vale qualche sacrificio.

E come me, direi, la pensavano tante persone, di tutte le età, di tutti i tipi. Dalle coppie alle famiglie con passeggini, dai turisti con cane al guinzaglio alle persone anche molto anziane a gente in stampelle o in carrozzina. Tutti a camminare, tutti a guardarsi intorno, tutti a gustarsi quel piccolo grande regalo.

Poi, diciamocelo, non è tutto rose e fiori e di gente maleducata che salta code o scavalca transenne se ne trova sempre, ma devo dire che in proporzione è stato molto maggiore il numero di persone che volevano solo godersi l’esperienza rispetto a quelle che ti rovinano la festa.

I Piers possono essere vissuti in modo molto libero: io ho camminato tutto il tempo, ma c’era chi si sedeva, chi, arrivato all’isoletta di San Paolo, si accucciava all’ombra, chi si addormentava al sole, chi si fermava a qualche bar o ristorante su Monte Isola a rifocillarsi. Pochi i divieti e pochi anche i tentativi di aggirarli.

Il tessuto giallo, a seconda dell’angolazione della luce e, ovviamente, che sia asciutto o bagnato, tende a essere di colore più o meno intenso, passando dall’ocra al giallo quasi fluorescente in un gioco di colori che ognuno può vivere solo personalmente.
Peccato non averci camminato a piedi nudi: ero intenzionato a farlo e molti lo facevano, ma onestamente considerando la quantità di persone con scarpe, il fatto che in alcuni punti non fosse pulitissimo e via dicendo mi ha fatto optare per evitare l’esperienza.

Passiamo alla logistica?
Ovviamente posso parlare solo per me stesso, ma qualche idea me la sono fatta.
Anzitutto, se potete evitate il week-end: il numero massimo di persone che possono entrare è limitato, anche se alto, e l’affluenza nel fine settimana è abnorme; tenete conto che quando si entra non si ha alcun limite di tempo per permanere, potresti starci anche un giorno intero, quindi non avete garanzia che, una volta chiusi gli ingressi, vengano riaperti a breve.
Se proprio non potete evitare, scegliete orari particolari: molto presto (tipo l’alba) o molto tardi, magari assicurandovi che non siano chiusi per manutenzione.

Treno o auto?
Io, causa orari e versatilità, ho evitato il treno: non so quanto siano pieni, di certo hanno il vantaggio di lasciarvi a 200 metri dall’ingresso.
Se volete andare in auto il consiglio è di scordarvi di avvicinarvi troppo.
Oggi, che era mercoledì, a Iseo c’erano i parcheggi pieni.
Io ho optato per parcheggiare a CorteFranca e poi prendere la navetta da lì.
In questo caso la navetta passava ogni 20/30 minuti e sono sempre riuscito a salire sulla prima anche era piena come la metropolitana in ora di punta.
Il percorso da CorteFranca a Sulzano è di circa 15 minuti e le navette sono climatizzate. Sopportabile nonostante la gente, dai.
Il vero collo di bottiglia è Sulzano: la cittadina e piccola e i vigili e volontari fanno fatica a gestire la tanta gente, anche se ci si mettono di impegno.
Le transenne servono a gestire la lunga fila, un po’ come a Gardaland, anche se qualche stronzo che scavalca lo si trova sempre.
Per il caldo i Vigili del Fuoco periodicamente spruzzano acqua su chi è in coda. Piacevole refrigerio, ma soprattutto utile.
La coda, oggi pomeriggio, alla fine si smaltiva abbastanza in fretta: io penso di esserci stato non più di 30/40 minuti. Alle 16 poggiavo il piede sul Pier. Tempistica accettabile.

L’altro collo di bottiglia è Monte Isola, la prima tappa, a meno di 1 km dall’inizio. Anche qui ci si trova in stradine strette che devono non solo smistare i visitatori che arrivano da Sulzano, ma anche quelli che arrivano direttamente dal traghetto. Niente di sconvolgente, non si formano code, solo qualche momento di massa di gente, anche in questo caso gestibile.

Per tutto il resto del percorso non ci sono problemi di sovraffollamento: è vero che dalle foto in lontananza sembra di essere ammassati, ma è proprio perché sono prese da lontano; i Pier sono larghi 16 metri e mai, se proprio non volete, vi dovreste trovare a meno di due o tre metri da un estraneo, soprattutto dopo il primo chilometro.

Alcuni consigli: di giorno fa caldo; sembra una cretinata, ma è importante. Stiamo parlando di 7 km di camminata (se li fate tutti) al 60/70% sotto il sole, per cui munitevi di acqua (la vendono all’ingresso e a Monte Isola, ma se ve la portate risparmiate), di crema solare e anche, volendo, di cappello.
Se volete spogliatevi, non vi fate problemi, di gente a torso nudo o in costume ce n’era tanta.
Tenete conto di una cosa: il telo è giallo.
Il giallo riflette il sole.
Il giallo riflette il sole su di voi.
Chiaro il concetto?

Il percorso, dicevo, è di 7 km. Un primo pezzo fino a Monte Isola e poi da lì uno un po’ più lungo fino all’isola di San Paolo, circondandola, e poi alla riva opposta da cui si può tornare e Monte Isola e infine a Sulzano. Non siete obbligati a farlo tutto, non siete obbligati a camminare senza fermarvi, non siete obbligati a fare nulla se non godervela.

Lascio comunque il link per chi volesse info su come andare: http://www.thefloatingpiers.com/come-si-arriva-it/

Occhio che a volte la sera si chiude per manutenzione, meglio verificare.

Mi sembra sia tutto.

Io, onestamente, ci tornerei, anche solo per vederlo di sera o all’alba, ma difficilmente riuscirò a incastrare l’occasione prima del tre.

A voi decidere se dare una possibilità.

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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. Giovanna ha detto:

    andarlo a vedere all’alba o al tramonto sarebbe una meraviglia! da provare. 🙂

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