La guardia
Il problema delle lunghe attese, soprattutto quando coprono più cose che devono accadere, è che si finisce per abbassare la guardia.
Non si può stare all’erta sempre, è impossibile per chiunque, anche per la persona più pronta e abituata.
Prima o poi l’arma in spalla finisce per abbassarsi un pochino, la gamba rigida per essere spostata un po’ in preda ai crampi, quel prurito fastidioso va in qualche modo eliminato.
Ci vuole poco per passare dall’essere in piena attenzione all’abituarsi.
Come se nulla dovesse più accadere.
Come se il mondo si fosse scordato.
Ma il mondo non si scorda mai e, da sadico qual è, trova sempre il momento peggiore in cui ricordartelo.
Lo scrivo qui e ora perché non è ancora successo, perché sono in attesa da una parte di qualcosa che si spera risolva tutto e dall’altra dell’ennesimo momento da affrontare a testa bassa e che, ovviamente, non ho idea di quando arriverà. Non dico “se”, perché prima o poi arriverà. La possibilità che non capiti è talmente bassa da rendere criminale nei miei confronti anche solo prenderla in considerazione.
Arriverà.
Ma se arriverà prima dell’eventuale buona notizia sarà un conto, se arriverà dopo sarà un altro, se la buona notizia non arriverà proprio sarà un altro ancora.
In sostanza la guardia non va abbassata.
Eppure sono quasi tre mesi, ormai, che aspetto entrambe.
Non si riesce a stare all’erta per tre mesi.
Non del tutto.
Per cui, buona-notizia-che-non-so-neanche-se-arriverai, potresti farmi il favore di avvenire e di farlo presto?
Così, magari, il fiato lo tiro sul serio.
Grazie.