I love Radio Rock

Ci sono molte volte in cui io arrivo tardi con la visione di film ritenuti più o meno da vedere.
Avevo sentito parlare di “I love Radio Rock” diverse volte, ma era una di quelle voci che passano un po’ ignorate, di cui magari prendi nota in un angolo del cervello e poi te ne dimentichi.

Poi capita una serata come questa, in cui hai voglia di vedere qualcosa di nuovo e inizi a spulciare la tua libreria.

Capita sott’occhio questo film: rileggi la trama, vedi l’elenco degli attori e ti chiedi perché tu non l’abbia ancora visto.

Et voilà, una serata a scoprire un film che non so definire in altro modo se non delizioso.

Anzitutto è british nel senso più completo del termine: parla di un periodo ben preciso del Regno Unito, è ovviamente pieno di attori britannici ed è, soprattutto, carico di quello humor che adoro ogni giorno di più.

In secondo luogo ha una colonna sonora s-t-r-e-p-i-t-o-s-a: cosa che dovrebbe essere scontata, dato l’argomento, ma meglio sottolinearlo.

La trama è, a dire il vero, molto semplice: il film ci racconta la storia (verosimile, ispirata alla realtà) di una delle radio pirata che, a metà degli anni ’60, trasmettevano pop e rock quando la BBC, unico broadcaster ufficiale del Regno Unito, dedicava solo 45 minuti la settimana a questo genere. Erano radio pirata perché non autorizzate e lo erano anche nel senso più stretto del termine, dato che per non incorrere in problemi legali trasmettevano da navi stazionate nel mare del nord, in acque internazionali.

Quindi questi DJ trascorrevano mesi in mare al solo scopo di trasmettere la musica che più amavano: erano idoli, divi, pazzi scatenati e questo film rende loro merito nel modo più divertente e travolgente possibile.

Potrei parlare del messaggio intrinseco, legato al potere della musica, alla forza dei sogni, al legame che può unire persone che amano la stessa cosa in modo viscerale.
Non lo farò.
Non lo farò perché questo film non ne ha bisogno.

Non c’è bisogno di trovare un messaggio in un film del genere: ci si deve immergere nelle sue atmosfere, scatenare con la sua musica, divertire con le migliaia di trovate tipicamente britanniche di cui è infarcito.

Facendo così vi ritroverete a ridere, ballare, assistere a sfide sui pennoni di una nave, a prime volte (sì, di quel tipo) piuttosto particolari, a odiare ministri impomatati e ridere dei loro tentativi, a intuire uno strano rapporto di paternità, a indignarvi per l’insensibilità di certe persone, esaltarvi per il trasporto di altri, a sperare, a preoccuparvi, a commuovervi, a girare per pub, ad assistere a matrimoni improbabili, a essere resi partecipi del “poo fact”.

La colonna sonora è utilizzata in maniera intelligentemente organica: non solo i pezzi sono tra i migliori del periodo, ma fungono spesso da vero e proprio elemento di evidenziazione di vari momenti del film. C’è una scena in cui l’utilizzo di “Father & Son” di Cat Stevens è un esempio perfetto e divertente di quello che sto dicendo, ma anche “Lenore” o “So long, Marianne” e tante altre vengono usate come un commento diretto di quello che succedendo, strizzando l’occhio allo spettatore con un sorriso furbo.

Non vi basta ancora? Sappiate allora che tra i protagonisti ci sono un fantastico Bill Nighy (che non riesco a non adorare), il mai troppo compianto Philip Seymour Hoffman, un bravissimo (e odioso) Kenneth Branagh, una geniale Emma Thompson e via così.

Buona musica, grandi attori, umorismo britannico.

Se gli ingredienti vi piacciono, sapete cosa fare.

E se invece l’avete già visto, perché non mi avevate detto di vederlo, eh?

Mai che ci si possa fidare…

Mi sono reso conto che questi sono stati i migliori anni della nostra vita. È dura accettare che sia così. Siamo in cima. Da qui in avanti è solo bi-da-ba-boom”

PS: il titolo originale del film sarebbe “The boat that rocked”, ma stavolta devo ammettere che la traduzione si sarebbe un po’ persa. I love Radio Rock non sarà originalissimo, ma è un titolo assolutamente perdonabile. Interessante che sia conosciuto anche come “Pirate Radio” e già questo poteva essere un buon titolo da mantenere, ma stavolta non stiamo a sottilizzare.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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6 risposte

  1. Ben75 ha detto:

    Pienamente d’ accordo su I Love Radio Rock. In più prima di venir accusato di non consigliare buoni film io dico ACROSS THE UNIVERSE se non lo hai già visto. 😉

  2. giuseppe ha detto:

    ed onestamente non per menartela ….te l’avevo detto !! (è stato il primo film che ho proiettato anni fa)
    mmm “across the universe ” non mi è piaciuto del tutto (e sai quanto ami i beatles)

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