Ciò di cui siamo fatti

In questi giorni (l'ho detto, sono piuttosto lento ultimamente) sto leggendo un piccolo libro intitolato “Sette brevi lezioni di fisica”, regalatomi qualche settimana fa da un amico; nei prossimi giorni ne parlerò più approfonditamente, ma un paio di concetti letti oggi mi hanno colpito e hanno scatenato una serie di pensieri che voglio fissare qua sopra.

Nel capitolo dedicato alla fisica quantistica, in due diversi punti l'autore Carlo Rovelli parla dell'”idea che la realtà sia solo interazione” e, ancora, che “il mondo sembra essere relazione, invece che oggetti”; ovviamente queste frasi si applicano, appunto, alla fisica, ma a me sembra che la loro verità vada ben oltre.

Non vale, in realtà, per praticamente tutto?

Non vale, soprattutto, per noi?

Più ci penso e più mi convinco che noi non siamo in alcun modo definiti esclusivamente da noi stessi.

Si tende a pensare che una persona sia (semplificando) buona o cattiva, simpatica o antipatica, amica o stronza, altruista e egoista, indifferente o eccitante e potrei andare avanti all'infinito, ma la verità è che nessuno è mai nulla di tutto questo.

Noi potenzialmente siamo tutto, esattamente come una particella quantica: nelle nostre potenzialità c'è il brav'uomo e lo stronzo, la persona leale e l'infida, ma solo uno di questi aspetti viene fuori in ogni momento e l'elemento catalizzatore è l'interazione.

È quando abbiamo a che fare con gli altri che ci definiamo. Ci sarà chi ci vedrà come un caro amico e chi come uno stronzo, chi ci considererà simpatici o interessanti e chi ci penserà degli insopportabili fanfaroni.

È l'interazione che ci definisce in ogni istante della nostra vita.

L'interazione è il pennello con cui dipingiamo sulle tele che rappresentano il chi siamo.

Poi, per abitudine e comodità, finiamo per pensare che una persona sia una “bella persona” perché si comporta in un certo modo più frequentemente delle altre, ma questo non significa che non possa mai capitare che si comporti da stronza o con cattiveria; un giorno storto, stress, irritazione, alchimia sbagliata possono portare fuori reazioni anche violente e chi le subirà non penserà di avere davanti una “bella persona”, ma un grandissimo stronzo.

Noi non siamo, se non in potenza.

Noi ci comportiamo in rapporto a chi ci circonda, ci definiamo come tali.

In solitudine siamo neutri: d'altronde come ci si può definire buoni o stronzi se non si ha modo di agire da tali?

È il relazionarci che definisce la nostra natura.

Ed è anche questo che fa sì che, alla fine, ci si trovi spiazzati dai comportamenti di persone che pensiamo di conoscere: se una persona che riteniamo amica non si comporta come tale, se qualcuno di cui ci fidavamo tradisce la nostra fiducia, ma anche se qualcuno che pensavamo egoista fa un gesto di gentilezza o se un estraneo mostra di capirci più del previsto.

Se cerchiamo di spiegarli tramite ciò che sappiamo delle persone, l'unica conclusione è che non le conosciamo mai abbastanza, ma se le vediamo come interazioni che, per natura, evolvono nel tempo e cambiano anche in base alle condizioni, ecco che molto finisce per andare al suo posto.

Ovviamente la mia è una visione che sto mettendo nero su bianco dopo l'ispirazione di oggi, potrebbe essere benissimo una cretinata e sicuramente l'ho semplificata anche troppo, eppure ha qualcosa dentro di sé che ha un certo gusto di verità.

“La realtà è interazione”.

Possiamo davvero pensare che non sia così?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. Giovanna ha detto:

    credo tu abbia dato l’avvio a qualcosa di infinitamente grande, troppo per poter essere definito 😉
    “la realtà è interazione” vero quando tu guardi qualcosa diventa reale nel senso di presente a se stessa e a te che la guardi, come un oggetto nel buoi che se non sai che c’è potresti non vedere mai, ma quando lo illumini diventa tale.
    Tutto ciò che ci circonda in potenza non esiste o se vogliamo esiste in modi infiniti, ma solo nel momento in cui noi fissiamo lo sguardo o l’attenzione su ogni singolo elemento esso si definisce e diventa tale.
    Hai iniziato parlando di quello che siamo come esseri umani pensanti e questo secondo me ha un valore differente rispetto al piano fisico della realtà che cerchiamo di concretizzare in solidità. Sappiamo che ogni cosa è fatta di molecole e particelle quindi energia fluida che si stabilizza solo quando ne stabiliamo i parametri o meglio i confini. Noi abbiamo entrambe le caratteristiche di esseri de-finiti da un corpo fisico e di esseri in-finiti con un anima spirituale o energetica che se nutriamo si evolve ma che se non prendiamo in considerazione rattrappisce e muore come una pianta senza luce e acqua.
    Quando scrivi: “Noi non siamo, se non in potenza.
    Noi ci comportiamo in rapporto a chi ci circonda, ci definiamo come tali.” non mi trovi d’accordo perchè stiamo re-agendo all’interazione noi continuiamo ad essere , interagendo modifichiamo per quel momento e in quelle condizioni adeguandoci o contrastando, alimentando o frenando ciò che l’altro è o vuole essere, in funzione di noi. Noi usiamo le nostre caratteristiche personali ( che a seconda della situazione che stiamo vivendo possono subire variazioni dovute, come hai scritto, a stanchezza irritabilità malumori e momenti di pesantezza di cui cerchiamo di liberarci capita, scaricandoli sugli altri o circondandoci di cose belle che annullano matematicamente l’effetto di quelle brutte.;))
    Ecco questo è solo l’inizio.. ogni volta che rileggo il concetto si amplia e un commento è troppo poco adatto a tutto questo! E di domenica mattina poi! Però grazie ancora per quello che fai. Mi spingi a riflettere e questo è impagabile.

    • Aries ha detto:

      Grazie a te del contributo 🙂
      Una cosa: dicendo che “noi non siamo, se non in potenza” intendo che non siamo una certa caratteristica. Noi esistiamo, ovviamente, è potenzialmente siamo qualunque cosa. Ciò che ci definisce diventa il modo in cui interagiamo con gli altri. Allargando il discorso e provando sempre a usare l’esempio della fisica quantistica, noi non sappiamo mai in che stato siamo se non nel momento in cui lo misuriamo, però possiamo calcolare la probabilità di essere in uno stato invece che in un altro. Questa è la differenza potenziale tra una persona e l’altra. Ovviamente, di nuovo, rimane un modo di semplificare qualcosa di talmente ampio e complesso che di per sé non può esserlo. E se ci pensiamo anche la fisica, di nuovo, sta ancora cercando un’equazione unitaria tra l’aspetto quantistico e quello classico 😉

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