Fate i capricci
Oggi, durante una lunga camminata con parecchie deviazioni che ci ha portato da piazza Lima alla Darsena, nella zona dietro via Torino, io e Miss Sauron ci siamo imbattuti in un negozio di giocattoli.
Il nome, “Fate i capricci”, ci ha attirato e abbiamo deciso di entrare.
Subito è stato come varcare una soglia di un mondo magico, neanche fosse l’armadio che porta a Narnia o, per chi preferisce, la soglia del Tardis.
Eravamo avvolti da giocattoli, scatole, pupazzi, disposti in modo talmente fitto da farci chiedere se sotto ci fossero scaffali.
Non era disordinato, non nell’accezione negativa del termine.
Era… Vivo.
Ecco, non saprei trovare un’altra parola.
Era vivo, come quei negozi di giocattoli in cui entravamo da bambini e tutto sembrava magico e avvolgente e avresti voluto portarti via tutto o, meglio ancora, sederti e giocare subito lì, in quel luogo, in quel momento.
Ecco, questo negozio era così.
Un negozio storico, dice un cartello, ma più di questo.
Un negozio con anima, l’anima del bambino, del gioco, della fantasia, della magia.
Il proprietario ci ha parlato di origami portafortuna e, ai nostri complimenti sul negozio, ha sorriso, ci ha parlato del secondo negozio aperto e ha usato una parola bellissima: “resistiamo”.
Non era pronunciata passivamente, anzi, era detta con fiero orgoglio.
Resistiamo ai negozi che hanno magari molte più cose ma molta meno anima.
Resistiamo ai siti online.
Resistiamo.
In lui ho visto la dimostrazione che si può continuare, che quello che dicevo a proposito delle librerie è vero e vale anche per altri negozi: puoi avere contro concorrenti difficili, enormi, ma se tu ti inventi qualcosa di tuo che faccia la differenza, avrai dei clienti che ti seguiranno.
In questo negozio hanno giocato sul “sense of wonder” e, nel nostro piccolo, possiamo dire che ci hanno conquistato.
Sarei uscito volentieri con decine di cose, ma mi sono trattenuto, mentre Miss Sauron si è portata via un nuovo pupazzo con cui, giuro, sta dormendo in questo momento.
Abbiamo messo piede sul marciapiede consci di essere tornati da un viaggio.
In un mondo fantastico, certo, ma anche dal nostro passato.
Dagli occhi sbarrati di meraviglia.
Dai capricci fatti perché si sognava un certo gioco.
“Fate i capricci”, dicevamo.
Ecco, la voglia di farli è stata tanta.