Certezze

Raramente ho provato tanta repulsione verso i social quanto in questi ultimi giorni.
Insulti.
Sfottò.
Qualunquismo.
Gente che è andata a votare perché convinta o che si votasse contro le trivelle o che si mandasse a casa il governo.
Gente che non è andata a votare perché non aveva voglia.
Gente che, invece, ha votato sì perché si è informata e ha deciso che per lei era importante.
Gente che non è andata perché, informatasi, ha preferito non sostenere il referendum.
Ed entrambe queste ultime categorie sono state offese, prese per il culo, ridicolizzate.

Un “ciaone” indecente scritto da un esponente politico e gente a festeggiare neanche avessero vinto al superenalotto da una parte e, dall’altra parte, chi si erge a portatore della morale civica decidendo che chiunque abbia deciso di astenersi sia per definizione una merda: non è preso in considerazione che la scelta sia stata ponderata.

Ho visto insulti rivolti a chiunque non sia andato a votare. Insulti. Non “non sono d’accordo”.
Insulti.
E, ancora, ho visto indegni festeggiamenti su qualcosa che non aveva motivo di essere festeggiato.
Ho letto cose raccapriccianti da una parte e dall’altra.

E la cosa peggiore è che ci siano state “parti”, che tutto si sia trasformato in una sorta di tifoseria indecente e indecorosa.

Da. Ogni. Lato.

La democrazia è informarsi.

La democrazia è prendersi la responsabilità delle proprie scelte.

La democrazia è avvalersi dei propri diritti nella forma che si ritiene opportuna: andare a votare un referendum è un diritto; non andarci anche.

Chi ha votato consciamente (e non per sentito dire), sapendo esattamente per cosa votava, ha fatto bene e ha la mia stima.

Chi non ha votato e l’ha fatto documentandosi, decidendo che il referendum era inadatto, idem.

Chi ha seguito l’onda in un senso o nell’altro, lo ammetto, meno, ma è comunque un suo diritto. È. Un. Suo. Diritto. Sia di votare per sentito dire, sia di non farlo perché non gli va. Può stare sulle palle ma rimane un diritto.

Non è invece vostro diritto insultarlo.

Non è un diritto prendere per il culo chi ha votato solo perché il referendum non è passato, non è diritto insultare a mani basse chi quel referendum non l’ha fatto passare.

Se passaste tutti meno tempo a insultare, a sproloquiare sul fatto che la vostra è l’unica verità accettabile, a parlare per slogan, forse, forse, ne beneficeremmo tutti.

Forse.

Chi ha insultato, da qualunque parte sia accaduto, secondo me dovrebbe farsi qualche domanda, e farsela seriamente.

Perché, signori, è facile essere democratici solo quando gli altri fanno quello che vorremmo.

Ma che volete ne capisca io, che continuo a farmi domande.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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