364. Ciò che trattiene
Oggi ho approfittato della splendida giornata per camminare.
Più di tre ore, esattamente 13km.
Penso di averlo già scritto, ma amo camminare, musica nelle orecchie, senza una particolare meta se non il percorso stesso: mi aiuta a bruciare adrenalina, a stare un po’ meglio, a stancarmi.
Nei momenti migliori, a un certo punto arriva la fase in cui la musica, i passi, l sole si fondono insieme e sembrano alleggerire tutto, in qualcosa lo spirito sembra iniziare a decollare, a innalzarsi.
Ma in questi giorni, quando quel momento arriva, quando lo spirito starebbe per prendere il volo, ecco che una cinghia grande e resistente si tende: è attaccata a una caviglia e impedisce il decollo.
Ci si può sollevare a qualche metro, volare in tondo, ma quella maledetta tiene: non si strappa, non si allenta,non si sfila via.
Un po’ come un cane che pensa di essere libero finché non cerca di allontanarsi troppo e si ricorda di quella dannata catena che lo tiene legato.
Ecco, al momento va così.
Puoi provare a distrarti, a fare qualcosa per te stesso, a ridere, a fare la vita di tutti i giorni, ma a un certo punto arriva sempre quel pensiero che ti dice: spiacente, non hai diritto di stare così, non finché sei immerso in questo schifo.
Sto cercando di spezzarla.
La tiro, provo ad allentarla alla base, la metto sotto pressione.
Per ora è ancora più forte lei.
Per ora.
Spero.
PS: Grazie a Irene e a un amico toscano che ha preferito rimanere anonimo. Quando quella cinghia si spezzerà, sarà anche merito vostro.
Tieni duro, non mollare. Mai.
Grazie. :****