350. Rinascita

Quella che è forse la più bella saga di Daredevil mai pubblicata si chiama Born Again, in italia “Rinascita” (dato che risale a qualcosa come trent’anni fa non mi preoccuperò di eventuali spoiler).

In quella saga una Karen Page tossicodipendente vende la vera identità di Daredevil a uno spacciatore per una dose; quell’informazione giunge nelle mani di Wilson Fisk che la usa nel solo modo possibile: per distruggere Matt Murdock.
Distruggere l’uomo prima ancora di ucciderlo, farlo soffrire, renderlo un relitto.
Matt, da avvocato di successo e benestante, si trova in pochi giorni a essere radiato, a perdere il suo denaro, a vedere casa propria distrutta.
La sua caduta è veloce e inarrestabile: diventa un senza tetto, fuori di testa (non entro in tutti i dettagli), rischia di morire.

Poi, in qualche modo, si rialza.
La sua vita viene salvata all’ultimo momento, viene curato il tempo necessario a fargli recuperare le forze e lentamente torna in piedi, riprende in mano la sua vita, sconfigge il suo avversario.

Ma forse sarebbe più corretto dire che ricostruisce la sua vita, perché di ciò che era non rimane più niente, lui stesso non è più lo stesso uomo. Chi si è alzato in piedi non è il Matt che era caduto.

È, letteralmente, rinato.

Simbolico, tra le tante cose, il fatto che la saga sia composta di sette episodi: tre di caduta, uno di “salvataggi”, tre di rinascita.

In molti momenti difficili della mia vita ho pensato a quella saga, a quanto potesse dare speranza a chi pensa di aver toccato il fondo.

Rinascita.

Un concetto che negli anni ho vissuto non so quante volte, tanto che quello che una volta era un caro amico mi disse di ammirare il mio essere sempre stato in grado di rialzarmi.

Qualcosa di tanto mio da tatuarmelo; Dagaz, sul mio polso destro, ha esattamente quel significato: continuo rinnovamento, rinascita dopo l’oscurità. La Fenice dalle sue ceneri, insomma.

Poi, un paio di giorni fa, una cara amica mi ha augurato buona pasqua aggiungendo che l’augurio non fosse da ritenersi religioso (dato che entrambi non lo siamo), ma riguardasse piuttosto la rinascita che lei riteneva mi spettasse ormai di diritto.

Ovviamente ho ripensato a quella storia.

E ovviamente ha ragione.

La sensazione di caduta libera, quella di essere sempre più a fondo, di aver bisogno di rinascere e tornare a vivere è sempre più impellente e pressante ed è mitigata solo dalla paura di non essere certo di avere ancora toccato il fondo e il non voler avere la dimostrazione che è tranquillamente possibile cadere ancora di più.

A dirla tutta è sempre possibile cadere di più.

Però sì, ha ragione.

Ho bisogno di rinascere.

Ho bisogno di ricostruire dopo questa lunga e devastante distruzione, soprattutto morale.

Ho bisogno che smettano di cadere macerie, di toglierle e di creare nuove, più belle e forti fondamenta.

Libero dalle vestigia del passato, libero dalla merda che mi ha soffocato, libero dalle persone inutili, false o velenose.

Libero, non di meno, dai miei stessi errori, dal mio cercare troppo dalle persone sbagliate, dalle mie aspettative, dalle mie paure, dai miei traumi.

Oggi era Pasqua, simbolo (checché si creda) di una rinascita, e questa settimana sarà il punto di svolta di tutto lo schifo che ho dovuto gestire: potrebbe essere alba o una notte ancora più profonda.

Spero che l’augurio della mia amica vada a buon fine.

Che sia rinascita.

Che sia alba.

Che sia il momento.

E nel chiedervi, come non faccio mai, di incrociare le dita perché sia così, faccio lo stesso augurio a tutti voi: non mi interessa se e in cosa crediate, ma se ne avete bisogno, se è il vostro momento, vi auguro che questa Pasqua, che questo giorno, sia il momento della vostra rinascita.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. giuseppe ha detto:

    sto incrociando tutto l’incrociabile….ed un pò di inincrociabile (ti risparmio la descrizione:-)

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