349. Qualcosa di bello

Questo post non vuole essere autocelebrativo o autoincensante (che magari non esiste neanche come parola), ma in questi giorni ho bisogno più che mai di sottolineare il bello che accade, sia esso piccolo, magari importante solo per me, qualunque cosa che in qualche modo mi faccia ricordare che c'è anche altro.

Una di queste cose sono le reazioni al romanzo (o meglio, alla parte di romanzo che esiste finora) da parte di quelle persone che non solo si sono proposte per leggerlo, ma poi l'hanno fatto davvero.

È difficile spiegare l'emozione che si prova quando qualcosa che scrivi va in mano a qualcun altro.

Ovviamente c'è il timore che possa non piacere e la speranza che, in tal caso, le persone siano comunque adeguatamente sincere per dirlo, ma c'è anche insieme la speranza che le tue parole, i personaggi, gli ambienti, le vicende trovino la strada verso il cuore di chi legge.

E allora ogni tanto arrivano messaggi di qualcuno che si affeziona a un personaggio, che ne detesta un altro, che rimane male per la sorte di qualcuno.

E c'è chi vuole scoprire dove le vicende si svolgono realmente.

E chi mi minaccia se non ricomincerà a scrivere a breve.

Ci sono anche critiche, ovviamente, alcune molto costruttive e utili, qualcuna un po' meno, ma fa parte del rischio di mettersi in gioco.

Così come c'è chi ha insistito per settimane e mesi che scrivessi perché voleva leggere e poi ha giustamente pensato che, alla fine, non gliene fregava niente. Legittimo anche questo. Si prende atto anche di questo.

Ma, tornando al bello, Sono le reazioni ai personaggi, quelle che mi colpiscono di più.

Persone molto diverse si affezionano a personaggi diversi, c'è chi ne ama uno e detesta un altro e chi viceversa e questo porta a dire che stanno prendendo vita, che hanno loro personalità, un loro modo di agire, che sono in qualche modo già un po' meno miei.

Come quando un'amica dice che immagina un personaggio con il volto di un certo attore: un'associazione che io non avevo fatto e che, comunque, effettivamente funziona.

E quel personaggio, in qualche modo, diventa un po' meno mio, ha fatto il suo primo passo per diventare adulto.

E io, da pseudogenitore, non posso che guardarlo in disparte, sorridente, emozionato e un po' geloso, mentre lui e gli altri iniziano piano piano a essere vivi.

Rimangono ancora un po' di cose da raccontare, per ognuno di loro, e spero con tutto il cuore di riuscire a ricominciare a farlo quanto prima.

Ma intanto, in questo momento, mi tengo strette quelle reazioni.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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