339. What am I to be

Il pensiero più inutile eppure più ricorrente in questi giorni è chiedermi come sarà la mia vita tra uno o due mesi e poi oltre.
Una volta che tutto si sarà definito, che sarà andata per il meglio o per il peggio, che saprò cosa mi è rimasto e cosa no, una volta che la polvere si depositerà, cosa ci sarà?

Perché è inutile mentirsi dicendo che tornerà il più possibile a quella che era prima.
Semplicemente non è possibile.

Non ci saranno (si spera) più spade di Damocle, questo è sicuro.
Ci saranno cocci da raccogliere, conseguenze da gestire, spese da sostenere.

Avrò modo di viaggiare, di tornare a New York, di vedere nuovi luoghi?

Avrò modo di ridere senza doverlo fare cercando di dimenticare qualcosa?

Avrò modo di sedermi sul divano con un libro, un po’ di musica, un telefilm e sapere che sì, va tutto bene?

Ci sarà quel momento di serenità che mi porterà di nuovo a scrivere?

Ci sarà il divertimento fine a se stesso e non per distrarmi?

Ci sarà lo stare bene senza paura che arrivi qualcosa a distruggerlo?

E io? Io chi sarò? Non quello di un anno fa, non quello di sei mesi fa, impossibile. Amarezza, dolore, delusioni, fastidi, irritazione, stanchezza chiederanno il proprio prezzo, che pagherò, come sempre, così come lo pagheranno i rapporti con alcune persone: certi cambieranno sostanzialmente, altri finiranno semplicemente per interrompersi più o meno bruscamente, altri ancora (spero) fioriranno sul terreno della bellezza dimostrata.

Ma di certo non sarò lo stesso.

Di certo non sarà lo stesso.

“Va tutto bene”.

Ci sarà un momento in cui dirlo credendoci? Non lo so, non lo sa nessuno ovviamente, ma al momento il dubbio è sempre più pressante, la necessità impellente.

A me rimane una e una sola certezza ed è l’unica certezza che non vorrei.

Che qualunque sia il futuro che mi aspetta, non ci sarà Zen.

E questo, da solo, basta a incrinare il futuro sorriso.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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6 risposte

  1. Giovanna ha detto:

    non sono una che commenta spesso, ma leggo e interiorizzo.. Mi sono immedesimata in chi come te non sta bene e trovo che il tuo modo di affrontare la vita sia da combattente e da Uomo che si mette costantemente in discussione con il fine ultimo di migliorarsi. Personalmente non so se sarei riuscita a farlo considerando la malattia e il resto da tenere in piedi. Se posso permettermi credo che ogni giorno noi cambiamo impercettibilmente e anche se non possiamo sapere come saremo domani( probabilmente ci sorprenderemmo di noi stessi) quello che sei oggi da quel che leggo trasmette speranza nonostante il periodo buio. E da coraggio anche a chi ha problemi meno gravi che sente così meno pesanti.
    Continua a scrivere e a sviscerare le tue emozioni. Serve a te e a chi legge. 😉
    Ciao e grazie.

  2. Lady_Aster ha detto:

    Ho letto il post e ho pensato a loro.
    Neil e Haruki, as usual.
    “Ma succede sempre: c’è confusione, Augustus, e poi non ce n’è più. E’ come il levarsi e il tramontare del sole.”

    “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”

    Zen ci sarà sempre. In un modo diverso, ma ci sarà sempre. Sorriderai ancora, a tempo debito.

  3. Mìgola ha detto:

    Soffio? Dove soffio? Soffio ancora?
    Come una magia che si deve fare con i bambini, cerco di soffiare via la pesantezza del tuo cuore e mentre soffio tu sorridi ed io con te. Solo per un istante ma tanto basta ad alleggerire il tuo cuore.
    Soffio.

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