310. Quando ti senti utile.
Ci deve qualcosa non chiaro nel significato della parola “consulente”.
Situazione: mi chiama un cliente ma, dato che sono da un altro cliente, gli dico che lo richiamo io.
Tre ore dopo, quando esco, mantengo l'impegno e chiedo cosa volesse.
Mi dice che vuole creare una nuova casella di posta a suo nome.
Gli chiedo dove vorrebbe crearla e mi risponde “ecco, volevo al riguardo un suo consiglio”.
Ora, considerando che praticamente l'unico provider gratuito e valido di posta è Gmail, ovviamente inizio a proporgli quello, ma poi viene un dubbio feroce.
Gli chiedo se la deve usare per utilizzo privato o per lavoro.
“No no, per lavoro”.
La risposta potrebbe anche sembrare innocua, non fosse che il tizio in questione ha un suo dominio e già altre caselle di posta appoggiate su quel dominio.
Praticamente è come se mi avesse chiesto se per andare a una riunione di lavoro fosse meglio mettersi in giacca e cravatta o uscire in pigiama.
“Guardi, se deve usare la mail per lavoro direi di usare il dominio. Mandare mail da gmail in presenza di un dominio è ben poco professionale”.
“Eh, se lo dice lei mi fido. Grazie.”.
In sostanza, quindi, mi è stata fatta una telefonata per sapere se fosse meglio, dal punto di vista d'immagine e non tecnico, creare una casella di posta sul proprio dominio oppure su gmail.
Perché di me si fida.
Così come si fidava, tempo fa, quando mi chiese che nomi dare a delle colonne in un foglio di Excel: non come farlo, ma proprio che nomi dare loro.
Come fossi il padrino del suo foglio di lavoro.
“Io ti battezzo colonna C. Nel nome di Bill, Windows e Microsof Office”.
Comunque sono fiducioso: un giorno mi chiederà se con la sua casella mail sta meglio una camicia a tinta unita o a righine.
Va beh, tanto io fatturo ugualmente.
Oddio, ahaha, sono morta!
😛
Eh, ma se hanno il consulente con la camicia coi gemelli… 😛
Loro coi gemelli non mi hanno mai visto 😛