294. The h8ful eight
Premessa: non farò neanche mezzo spoiler. Questo è un film che va visto non sapendone nulla e anticipare una qualunque cosa della trama vorrebbe dire rovinare il gusto a chi dovrà andarci.
Proprio per questo vi sconsiglio di leggere recensioni in cui vi sia garantita l'assenza di spoiler.
Detto questo, andate a vederlo.
Potrei fermarmi qui, ma provo ad aggiungere qualcosa, ricordando che non sono e non voglio essere un recensore di cinema: vedo ciò che mi piace e lo dico, tutto qui.
Se c'è una parola che potrei usare per descrivere i film di Tarantino, almeno secondo me, è “imprevedibile”: sì, certo, il suo stile si riconosce, la sua passione per certi aspetti più o meno particolari pure, ma trovo che la sua vera firma, in realtà, sia proprio l'impossibilità di prevederne le scelte.
Scelte di ambientazione, scelte di trama, scelte di sceneggiatura, scelte musicali.
The h8ful eight è dimostrazione pura di questa capacità: nonostante ci si aspetti costantemente che le cose si svolgano diversamente da quello che si sta pensando, quello che accadrà sarà comunque imprevisto o difficilmente prevedibile.
Un film girato secondo il sapore degli anni '70, con tanto di titoli in tema e intervallo tra primo e secondo tempo (che, per una volta spero, verrà mantenuto anche nelle visioni non a 70mm), ma con un ritmo narrativo nuovo e, ancora, diverso anche dai film precedenti: si può tranquillamente dire senza aggiungere altro che il ritmo è protagonista silenzioso della storia e si capisce quanto soltanto guardandolo tutto.
Il cast dà il suo meglio, come ogni attore nelle mani di Tarantino.
Kurt Russell sembra non aver mai interpretato altro ruolo e Samuel Jackson gli tiene testa splendidamente, finalmente protagonista dopo la breve apparizione in Django Unchained; è un piacere poi rivedere Tim Roth in un ruolo cucitogli addosso o Bruce Dern in un'interpretazione che mi ha ricordato molto il suo personaggio in Nebraska.
Menzione d'onore a Jennifer Jason Leigh, che in tre ore di film riesce a tenere vivo un personaggio sempre più irritante.
La musica di Ennio Morricone e i pochi pezzi non strumentali nel film sono colonna sonora sempre presente, ma con un ruolo completamente diverso dal suddetto Django: fa il suo compito, fondamentale, ma non posso certo dire di essere tornato a casa con la voglia di acquistarla; d'altronde, qui, non aveva senso fosse diversamente.
Per quanto riguarda il 70mm, discutevo con un amico di quale fosse l'effettivo risultato di usare il cinemascope e, entrambi ignoranti, non abbiamo saputo rispondere a dovere.
Tornato a casa, però, mi sono informato e ho capito che molte scene, molte riprese che avevo notato, che mi avevano colpito visivamente e come resa (scene in primo e secondo piano con veloci cambi di messa a fuoco senza perdita di dettaglio, per dirne una) semplicemente non sarebbero possibili con tecniche di ripresa normali, non a questi livelli: in questo caso mi spiace non conoscere meglio l'argomento, perché probabilmente sarei rimasto ulteriormente colpito.
Mi spiego: certi effetti visivi li ho notati eccome, ma non ero conscio fossero possibili proprio grazie al 70mm (e, comunque, non dovrebbero perdersi in digitale).
Una cosa invece è evidente: le scene girate all'aperto sono un piacere per gli occhi; non solo per il campo visivo, ma per la composizione e per i panorami che, assicuro, tolgono il fiato.
Sarebbe da vedere anche solo per questo.
Riguardo la trama, come promesso, non svelo nulla.
Gustatevela, abbiate pazienza, fatevi guidare e, se potete, non provate a indovinare: magari qualcosa la beccherete, non dico di no, ma il gusto, in un film del genere, è farsi trasportare dalla mente geniale (o malata) che l'ha creato.
Voglio però aggiungere una cosa, al riguardo, che mi colpisce in modo particolare: la capacità (tra le tante) di Tarantino di raccontare una storia non seguendo i solito canoni narrativi e di far affezionare a (o detestare) personaggi nel giro di pochi minuti: non parlo di semplice antipatia o simpatia, ma del fatto che li riesca a rendere talmente vivi da richiedere poche inquadrature e battute da farli “entrare” nello spettatore; riesco a pensare a pochi capaci di tanto, sia in ambito narrativo che cinematografico.
Difficile aggiungere altro senza parlare a fondo della storia, per cui vi consiglio di andare a vederlo e ribadisco l'ovvio: Tarantino è un fottuto genio.
Buona visione.
Io adoro Tarantino (il mio gatto si chiama Quentin Jerome) e quindi ti ringrazio 1) per non aver spoilerato e 2) per le belle parole. Ok, sono orgogliosa manco fossi sua madre. 🙂
Grazie a te per il commento 🙂