258. Oggettività
Uno “scambio di opinioni” su Facebook, stasera, mi ha ricordato quanto discutere con determinati tipi di persone sia inutile e dannoso.
Mi spiego meglio.
Confrontarmi con qualcuno che la pensa diversamente da me, che argomenta, che mi mostra lati diversi di una questione è un qualcosa di stimolante: può essere (è accaduto) che io cambi idea, può essere che l'altra persona lo faccia, può essere che si rimanga sulle proprie posizioni ma che si sia raggiunta una maggior comprensione della controparte.
Purtroppo questo tipo di confronti sono sempre più rari, sostituiti da verità assolute e, peggio ancora, professioni di fede.
E quando parlo di fede non mi riferisco solo a quella religiosa (e in particolar modo di alcuni modo di vivere quella cristiana), bensì a ogni tipo di convinzione che si trasformi in un dogma: alimentazione, politica, sport, complottismo, qualunque cosa.
Non c'è più il concetto di “pensarla in un modo” ma quello di “è così e tu sbagli perché io ho raggiunto la verità”.
Cosa puoi fare quando ti scontri con un muro del genere?
L'istinto sarebbe di prenderlo a martellate, ma esperienza insegna che non serve veramente a nulla.
Non si interloquisce, non si dialoga, semplicemente si ricevono slogan o dogmi e ogni risposta finisce per essere racchiusa in questi.
Guardatevi intorno.
Guardate chi parla di teoria gender non sapendo neanche che cosa sta dicendo, non sentendo neanche la mano infilata per il culo che li sta manipolando.
Si può ripetere a piacere che la teoria gender non esiste: vi sentirete rispondere che siete manipolati (voi!), che è tutto un complotto, che loro sanno per certo che esiste. Non sanno nulla, ma sono convinti di sapere.
O stasera, ad esempio, finito a fare botta e risposta con un antiabortista.
È partito dicendo che chi dice che abortire non è un omicidio mente a se stesso, che trova una scusa per alleggerirsi la coscienza.
Una volta rispostogli due o tre volte punto per punto e sottolineato che no, mi spiace, non ho bisogno di scuse per accettare ciò che la scienza dice, la frase di svolta è stata “per me è omicidio, io non lo farei”.
Per me.
Ripeto: per me.
Quella è la chiave.
Se per te una cosa è in un modo non è detto che sia così.
Iperbole: se tu provi piacere nel farti tirare un calcio nelle palle, non è detto che tutti ne provino piacere.
Perché per quanto riguarda certi dogmi o convinzioni dovrebbe essere diverso?
Ma, ancora, se tu provi piacere nel farti tirare un calcio nelle palle, sei liberissimo di farlo, ma non pretendere che diventi la norma per tutti!
Troppi hanno bisogno di diventare latori del bene assoluto, dove il bene assoluto non è necessariamente qualcosa di buono (sarebbe troppo bello e semplice), ma è rappresentato dal proprio modo di pensare, dalle proprie censure, dai propri dogmi: quel bisogno, quel convincersi di essere su un piedistallo morale che altri non raggiungono, è la spinta alle peggior nefandezze, alla negazione delle libertà personali, dei diritti civili, dei diritti umani.
E, sia chiaro, io ora sto parlando dello scambio di stasera, ma è applicabile in mille situazioni: guardate i sostenitori bendati di certe fazioni politiche o quelli che, da vegetariano, io chiamo i vegani talebani; ogni giorno ne abbiamo esperienza. Ogni singolo giorno.
Tutto parte da lì, dalla necessità di costringere il mondo a rispettare i propri dogmi, indipendentemente che siano universalmente accettati o meno.
Oggettività.
Soggettività.
Quanto sarebbe bello se si ritornasse (o si cominciasse) a riconoscerle veramente.