197. Assurdo Universo
Fredric Brown è un autore che ho nel cuore da quando, alle medie (mi sembra) lessi il suo meraviglioso racconto “Sentinella“.
Meno di frequente mi è capitato di leggere romanzi scritti da lui, forse perché comunque meno facilmente reperibili o chissà per quale altro motivo; è anche per questo che, quando mi capita di trovarne uno in libreria, tendo a comprarlo senza quasi pensarci, proprio per levarmi la curiosità e lo sfizio di approfondire questo autore.
L’edizione di “Assurdo Universo” che ho comprato recita in copertina “Torna il Douglas Adams degli anni ’50” e riporta in quarta (dalla prefazione di Giuseppe Genna) “State per incontrare una mente visionaria, irresistibilmente umoristica… uno degli apici della moderna letteratura che gioca a saltare da un universo all’altro”.
Ora, Giuseppe, parliamoci chiaro: tu, di preciso, che romanzo hai letto?
Perché se l’umorismo era evidentemente presente in “Marziani, andate a casa”, in questo romanzo non è ben chiaro dove si sia nascosto.
Non solo, il libro (incentrato sugli universi alternativi, argomento che ho sempre amato parecchio) è realmente carente e superficiale in molto punti: non spiega (e, ok, non sempre bisogna spiegare) ma non riesce neanche a coinvolgere; i personaggi sono superficiali, incluso il protagonista, poco tratteggiati, addirittura intercambiabili.
E, cosa peggiore, la storia sembra tirata via verso un finale frettoloso e poco soddisfacente, come se (leggevo su Goodreads e concordo) Brown si fosse un po’ stufato e avesse deciso che il libro andava chiuso senza ulteriori sbattimenti.
Brown era un grande autore, non ci sono dubbi, ma dire che questo libro è un apice della moderna letteratura e irresistibilmente umoristico, mi spiace, vuol dire semplicemente ingannare il lettore o se stessi e non so cosa sia più grave.
Lo stile è piacevole e si legge con scorrevolezza, ma questo è l’unico pregio per un deludente libro di un autore che ha fatto cose ben migliori.
Assolutamente e totalmente perdibile.