172. Tiny
Non starò a lamentarmi di mezz'ora di ritardo del volo. Sono cose che capitano e, onestamente, non è che ci abbia causato particolari problemi.
Non mi lamento neanche della maratona che a Gatwick bisogna fare da quando si scende dall'areo per arrivare al controllo passaporti: penso di aver bruciato due o trecento calorie, ma va bene così.
Potrei, quello sì, lamentarmi degli imbecilli che prima cerca di usare il controllo e-passport e poi, quando il dispositivo li respinge, invece di seguire le indicazioni e andare allo sportello “umano” decidono che “no, dai, devi esserti sbagliato” e riprovano. Due volte. Tre volte. Quattro volte. Finché un operatore li rimuove dalle gonadi.
Quello che invece vorrei capire è: perché diamine il Gatwick Express è così stretto? No, davvero, sembra progettato per una specie umanoide non particolarmente alta né larga.
I posti a sedere sono tanto stretti che ho avuto Miss Sauron quasi in braccio per tutto il viaggio, cosa che nel nostro caso non è un problema, ma non mi stupirebbe si formassero nuove coppie o accuse di molestie in caso di persone estranee: sali sul treno single e scendi fidanzato e con le nozze fissate. Oh, magari è un servizio aggiuntivo di cui non sono a conoscenza, eh?
E i ripiani?
Noi avevamo due trolley da cabina, quindi piccoli.
Nello spazio a disposizione sarebbero entrate, forse, le ruote e solo per incastro.
Abbiamo dovuto lasciarli in due loculi a inizio vagone.
Oh, poi uno non è che pretenda che tutti i treni siano enormi e spaziosi, ma questo raccoglie gente in un aeroporto: si prevede che abbiano valigie e che le valigie siano ingombranti.
Quindi, di grazia, per quale diamine di motivo sembra il treno giocattolo dei puffi?
Detto questo.
Siamo a Londra.
Siamo in un luogo del cuore.
Quindi si sta bene.