165. Guardami

Ho (colpevolmente per un nerd, lo so) finito di vedere per la prima volta Evangelion. Oddio, devo vedere i film, ma al momento non è rilevante.

Non è mio scopo fare una disamina su un cartone tanto complesso e sfaccettato, soprattutto perché sono conscio di non avere le basi necessarie per approfondire l'aspetto simbolico legato alle varie religioni, ebraica in primis: approfondirò di sicuro, ma conosco e riconosco i miei limiti.

Quello che invece continua a girarmi per la testa è uno dei temi portanti della serie.

La solitudine, il bisogno di essere visti dagli altri, di essere riconosciuti, di interagire con loro.

Si tratta di una necessità tanto fondamentale e radicata che rischiamo costantemente di dimenticarcela.

Il bisogno di interagire.

La necessità di riconoscerci negli occhi di chi ci guarda.

Il bisogno di definire noi stessi in base all'interazione con gli altri.

Non funziona per tutti allo stesso modo, ovviamente.

C'è chi ha bisogno di un riscontro anche solo superficiale da parte del maggior numero di persone, chi invece se ne frega della quantità ma necessita del riscontro, della stima, da parte di persone che ha definito come importanti per se stesso, fosse anche una sola.

È una necessità tanto basilare, che quando non è adeguatamente soddisfatta finiamo per fare cazzate verso noi stessi e verso gli altri senza neanche renderci conto di quello che stiamo facendo.

Quanti fanno scelte condizionate da altri (genitori, partner, amici) perché in qualche modo vorrebbero sentirsi dire che sono bravi?

Quanti si annullano nella speranza di comprare l'apprezzamento di un'altra persona?

Quanti fingono di essere ciò che non sono per avere una parvenza di apprezzamento?

Quanti, addirittura, camminano in direzione contraria, si isolano, perché non si ritengono per primi degli di essere apprezzati e quindi si evitano il dolore del rifiuto a monte?

Quanti rapporti coi genitori finiscono per essere dolorosi e conflittuali perché desideriamo il loro sguardo benevolo?

Tutto perché siamo animali sociali.

Tutto perché abbiamo bisogno degli altri, non importa quanti siano questi altri.

In Evangelion la spinta è spesso questa.

“Apprezzami”, “Lodami”, “Dimmi che esisto”, “Guardami”.

Guardami.

Fammi vedere che ci sono, fammi vedere che la mia esistenza conta per qualcuno oltre che per me, o finirò per pensare che non conti neanche per me.

Guardami.

Riconoscimi.

Fai sì che un po' della mia anima vibri con la tua e viceversa.

È la base dell'amore, certo, ma di ogni forma di amore: di quello romantico, di quello tra amici, di quello tra genitori e figli, tra fratelli.

E quando quel riconoscimento non c'è più dove prima era presente, quando ci viene tolto forse ancor più rispetto a quando non ci viene concesso, ecco che il dolore ci dilania, che l'anima si divide, che le difficoltà sembrano insormontabili.

Perché quella richiesta rimane in noi e prega con tutta se stessa di non rimanere inesaudita.

Guardami.

Per favore.

Guardami.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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