152. Lettera

In questi giorni sto uscendo poco e interagendo altrettanto col resto del mondo, per cui gli spunti tendono inevitabilmente a diminuire; per questo motivo ho chiesto aiuto al blocco dello scrittore, è saltata fuori la parola “Lettera” e, con essa, alcuni ricordi a cui non pensavo più da tempo.

Io faccio ancora parte della generazione che, potenzialmente, scriveva lettere.

Dico potenzialmente perché in realtà non so quanti lo facessero davvero.

Io sì.

Quando ero alle superiori partecipai a uno di quei programmi per trovare “penpals”: l’idea era quella di migliorare il proprio inglese e, al contempo, imparare a interfacciarsi con altre culture, prima ancora che con gli Erasmus.

La ragazza con cui mi trovai a corrispondere si chiamava Melanie e viveva in Michigan: era divertente scrivere lettere su quella leggerissima carta per la posta aerea e l’emozione di vedere arrivare una busta da oltreoceano era unica; ricordo anche che mi mandò una foto scattata nella palestra della scuola, con un completo da basket e una pettinatura cotonata assurda. Io, di mio, le mandai una foto con Lupo, se non ricordo male.

Non mi fermai lì: la voglia di conoscere nuove persone, di interfacciarmi con qualcuno che avesse le mie stesse passioni, mi spinse a mettere un annuncio su uno dei fumetti che leggevo per fare corrispondenza, stavolta in Italia.

Iniziai a sentirmi con tre o quattro persone, stranamente tutte ragazze (e a quei tempi una ragazza che leggeva fumetti Marvel era una rarità notevole) e andammo avanti più o meno a lungo.

Una divenne anche mia amica dal vivo, ci vedemmo qualche volta (lei era di Torino) e venne alla festa dei miei 18 anni.

Ora siamo amici su Facebook.

Strana la vita.

E poi ci furono gli scambi epistolari con amici o amiche incontrati al mare: telefonarsi era l’eccezione, ma con alcuni scriversi era un bel modo di tenersi in contatto.

Penso di avere ancora da qualche parte molte delle lettere ricevute.

Devo dire che mi manca quel tipo di comunicazione.

Pur essendo lento e macchinoso aveva un fascino difficilmente eguagliabile: tornare a casa da scuola, trovare una busta chiusa, un indirizzo scritto a mano, aprirla curioso, sentirne anche l’odore come se una parte della persona che l’aveva scritta fosse lì con me e, ovviamente, leggerla e rileggerla più e più volte; sono tutti aspetti che niente può sostituire.

Sia chiaro, non sono un nostalgico: col lavoro che faccio la tecnologia è la mia vita e adoro le possibilità di contatto immediato messe a disposizione.

Però scrivere era un’altra cosa.

È un’altra cosa.

Ragionare sul cosa dire, come dirlo e, in caso di lettera cartacea, anche lo scrupolo di scrivere in modo leggibile, sono tutti aspetti che in qualche modo danno valore a ciò che stiamo comunicando.

E ho scritto “in caso di lettera cartacea” perché le mail sarebbero già comunque un valido sostituto. Ma quando è stata la mail non lavorativa più lunga di qualche riga che avete scritto?

Quando ne avete scritta una invece di affidarvi a un messaggio su whatsapp o su facebook?

Parlo per me, ovviamente, e mi rendo conto che sono mesi se non anni che non scrivo mail di una certa lunghezza se non per lavoro, che non comunico in modo approfondito tramite quel mezzo.

Il che significa che, per iscritto, l’unico mezzo di comunicazione “esteso” che sfrutto è questo blog.

E non so a voi, ma a sembra una perdita enorme, un qualcosa che ci svuota di un aspetto importante della comunicazione.

È vero, i social ci spingono verso una comunicazione istantanea: pochi caratteri, magari anche abbreviati, pensieri semplici, concisi, la gente non ha tempo da perdere e bla bla bla.

Ma la gente siamo noi.

Io sono fortunato, come dicevo comunico almeno con questo blog, eppure se domani ricevessi una lunga mail da un amico o un’amica ne sarei felice e mi rendo conto che a volte io stesso non lo faccio per pigrizia, comodità, anche solo per il timore di “disturbare”.

Ed è così che si finisce per non fare cose importanti.

Ma, ripeto, dipende da noi, no?

E quindi perché non ci proviamo?

Perché non iniziamo a scriverci in modo più serio?

A comunicare di nuovo?

A farlo veramente.

Siamo ancora in tempo.

Magari non per scrivere lettere cartacee.

Ma una mail sì.

Due mail.

Dieci.

Che siano lunghe, piene di pensieri, di parole, di sentimenti.

Che siano vive.

Secondo me ne varrebbe la pena.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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