144. Un concerto stellare

Inutile negarlo, sono anni d’oro per chi è sempre stato nerd. Vedere tanti film tratti da fumetti al cinema è sicuramente la dimostrazione più eclatante, ma ci sono dimostrazioni che per certi versi colpiscono ancora di più.

Tipo andare a vedere all’Auditorium Giuseppe Verdi di Milano l’orchestra sinfonica che si esibisce in una selezione delle splendide musiche di John Williams tratte da Star Wars.

Esatto, in un tempio della cultura, un Direttore di quelli seri con viso compassato e movenze studiate (Simone Pedroni) ha diretto una fantastica Orchestra guidandola nel far tornare a galla, uno dopo l’altro, i sogni di decine di appassionati.

E l’effetto è stato dirompente.

I musicisti impegnati a rendere il massimo eppure, ogni tanto, sogghignanti: chissà se perché ritenessero folli gli esaltati nel publico o perché si stessero divertendo anche loro?

Mi piace pensare la seconda.

D’altronde c’era anche una pianista con la classica acconciatura della Principessa Lei(l)a, qualcosa deve significare, no?

Io non penso di essere in grado di descrivere l’emozione che si prova in una situazione del genere.

Per uno che è cresciuto assieme a Star Wars, che si è sempre sentito “quello strano” davanti agli occhi di chi non condivideva la passione, essere lì in mezzo a non so quante persone e sentire partire il tema iniziale che tutti ben conosciamo ha significato solo una cosa: pelle d’oca. Pelle d’oca vera.

Poi, certo, non tutto è perfetto e la selezione comprendeva musiche tratte anche dai tre film che non sono mai stati girati (aka la nuova trilogia), ma sentendo le musiche senza vedere i film si scopre che non sono male neanche quelle: sono proprio i film a essere lassativi.

E a seguire la Marcia Imperiale, fatta poi di nuovo nel bis con tanto di scorta d’onore di un certo tizio vestito di nero, per arrivare al culmine, la musica della sala del trono, l’altro momento pelle d’oca della serata.

E l’epica di quella musica ti fa sorridere. Vorresti alzarti ma ti contieni, anche perché temi che troppi ti seguirebbero.

In questi istanti senti che quello che era un immaginario prima solo tuo e poi di pochi altri, sta diventando qualcosa di più, sta entrando (o è entrato) nella cultura di tutti: un po’ ne sei geloso, perché temi te lo rovinino, ma ne sei anche felice perché è come se ti venisse riconosciuto che tu, sì, proprio tu, nerd sfigato, avevi ragione.

Ovviamente c’era anche una buona dose di cosplay che, è vero, sono abituato a vedere nelle varie fiere, ma in una situazione del genere fanno ancora più effetto e fa divertire Darth Vader che va a stringere la mano al Direttore alla fine del bis: per una sera la sua vita sarà salva, il signore dei Sith è soddisfatto.

Vivere una serata così è un premio per l’essere stato nerd per tanti anni.

Un premio chiuso da una passeggiata a gustare una sera ancora tiepida, una darsena sempre splendida, un pezzo di focaccia per placare un languore.

Di quelle in cui si può dire “Sì. Sono stato bene.” e, soprattutto, rendersene conto.

Sì.

Sono stato bene.

PS: per chi volesse imitarmi, domenica c’è una replica. Fossi in voi ci andrei.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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