122. Fine giornata

A volte ho bisogno di ricordarmi come gustare le piccole cose.

Non che ne scordi mai l’importanza, ma quando i grandi pensieri continuano a ronzare nella testa tendono a sovrastare la voce delle piccole gioie che quasi ogni giorno abbiamo.

Il 100 happy days dell’anno scorso mi ha insegnato a concentrarmi sui momenti felici ma sarebbe una gran menzogna negare che non tutti i giorni riesca facile, anzi.

Così ci sono volte in cui mi devo fermare un istante e ricordarmelo.

Non solo di riconoscere il buono, anche piccolo, che c’è, ma anche di crearlo se ne sento il bisogno.

Come ieri e oggi.

La stanchezza fisica tende a ottenebrarmi e a permettere ai pensieri negativi di diventare più forti di quanto già non sono.

Così ieri sera ho deciso di uscire a cena.

E stasera ho replicato.

Un’insalata ieri, un risotto stasera.

E tornato in macchina ho deciso di non prendere la tangenziale, perché avevo voglia di guidare di notte davvero.

E mentre guidavo la radio ha trasmesso questa.

“Ti preoccupi troppo. Andrà tutto bene. Non hai di che vergognarti. “

E ho sorriso, perché mi parlava.

E sono tornato a casa, a mangiare uva seduto in poltrona guardando una serie tv.

E ho pensato che anche se non lavoro al romanzo da due giorni, ho finalmente sbloccato i come che non avevo e ora devo solo scrivere e per fine mese voglio finire questa parte. Devo.

Eho preso la mia nuova tastiera senza fili e sto scrivendo questo post seduto in poltrona.

E non è molto, non è affatto molto.

Ma lenisce.

E ciò che lenisce è sempre prezioso.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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