108. Quando ci vuole

Sono le 23.30.
Ho iniziato a lavorare oggi alle 9.30.
Ho fatto una pausa di mezz’ora verso le 13.
Poi, alle 17, sono stato contattato da un cliente per una segnalazione.
Sembrava strana, ma ho preferito controllare.
Era vera e, non solo, era bloccante: praticamente se non si fosse risolta non avrebbero potuto emettere fatture.

Mi ci sono messo di buona lena.

Ciò che funzionava fino a qualche settimana prima non andava più.

Errori assurdi, illogici.

Ho provato a scovarli, aggirarli, identificarli.

Ci ho provato per ore.

Era evidente che fosse un problema legato alle nuove librerie installate poco tempo fa, ma non potevo ripristinare le vecchie e non potevo lasciare le cose così.

Poi, mezz’ora fa, mi è venuto lo scrupolo di controllare.

Nuove librerie rilasciate pochi giorni fa, dopo che le avevo installate io.

Correggono bug e segnalazioni.

Le installo.

Lancio.

Risolto tutto.

Ho perso sei ore.

Sei fottute ore col pensiero che non potevo lasciare le cose così, che domani ho una marea di cose da fare da clienti, che, insomma, avrei dovuto passarci la notte non essendo neanche sicuro di risolverla.

Sei ore.

Mi capirete se al momento la cosa più fine che mi viene da esprimere è un sentito, sonoro, profondo, coinvolgente VAFFANCULO, vero?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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