91. La tredicesima fatica

Stamattina, dopo aver salutato Miss Sauron, mi sono recato alla stazione di Trastevere.

Avevo il treno da Tiburtina alle 11.55 ed erano solo le 9.15 ma volevo prendermela con calma e, al massimo, sedermi a Casa Italo a leggere e riposare.

Di solito tra Trastevere e Tiburtina viaggiano dei treni locali che, a distanza di venti minuti o giù di lì, permettono di muoversi velocemente e a basso prezzo per raggiungere una stazione dall’altro.

“Di solito” perché stamattina ho scoperto che non è previsto, la domenica, di poter prendere un treno per Tiburtina prima delle 10.55.

Ricordo che io ho il treno alle 11.55, che il tragitto richiede circa 20 minuti e che tutti sappiamo quanto siano affidabili i treni locali (e non) di Trenitalia, pertanto (pur avendo già preso il biglietto) ho deciso di cambiare programma.

Sono uscito dalla stazione per salire su un autobus che mi portasse fino a Piramide per poi, da lì, prendere la metropolitana direzione Tiburtina.

Con l’autobus, diciamolo, nessun problema: certo, l’autista era un po’ scocciato quando stava parlando dei fatti suoi al cellulare e ho osato chiedergli conferma che andasse nella direzione giusta, ma non si può mica avere tutto dalla vita, no?

Arrivato a Piramide sono sceso e mi sono messo ad aspettare. La banchina era già piuttosto piena, segno, di solito, che il treno precedente è passato da un po’ e che a breve arriverà il prossimo. A breve. Diciamo prima o poi, dato che dieci minuti dopo nessun treno si era visto. All’improvviso sul display luminoso è comparso l’annuncio “primo treno, direzione Jonio, 8 minuti”. Erano passati dieci minuti dal mio arrivo, il primo treno sarebbe arrivo dopo altri otto e non era quello giusto per me.

Rischiavo, dall’essere schifosamente in anticipo, di arrivare in stazione in ritardo.

Ho di nuovo smadonnato, sono uscito, ho benedetto il cielo per l’esistenza di Enjoy, ho recuperato una macchina (ovviamente dopo una rampa di scale, che non vogliamo perdere l’abitudine) lasciata parcheggiata sulle strisce (eh già) e sono arrivato in stazione poco dopo le 11.

Due ore per fare un tragitto che, in qualunque situazione normale, non dovrebbe richiedere più di mezz’ora. E se non mi fossi mosso con anticipo avrei perso probabilmente il treno.

Non aggiungo altri commenti.

Dico solo che abbraccio forte quei romani che queste situazioni le subiscono ogni giorno ma dico un enorme “dovete vergognarvi” a chiunque sia anche solo vagamente causa di tutto questo: per azioni negative, per menefreghismo, per opportunismo, per abitudine, non mi importa.

Vergognatevi.

Vergognatevi perché questa è la faccia che mostrate a chi visita una città che sarebbe meravigliosa.

Vergognatevi perché rovinate la vita non solo di visitatori e turisti ma di chi, in quella città, è nato, cresciuto e vissuto.

Vergognatevi.

Semplicemente, vergognatevi.

(E no, meglio non parlare della spazzatura. Né della spazzatura a Trastevere. Meglio. Fidatevi. E vergognatevi.)

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. La Strega ha detto:

    Sono questi i momenti in cui rivaluto l’ATM e l’amministrazione milanese.

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