72. Reciprocità

Quando ero piccolo non avevo molti amici.

Nerd, secchione, preferivo leggere che giocare a pallone, non ero di certo il più richiesto del giro.

Sì, magari si poteva passare del tempo insieme (soprattutto in estate, nella casa di campagna), ma alla fine era più un “va beh, ci sei anche tu” che un “che bello! ci sei anche tu!”.

Ne soffrivo, inutile negarlo.

Mi sentivo solo, non capito, sfigato.

E cercavo quegli “amici” il più possibile, per passare tempo con loro.

Continuavo a cercarli anche quando mi dicevano che avevano da fare.

Avevo 7, 8, 9 anni, per me quelli erano i miei amici.

Non lo erano, ovviamente, ma io non lo sapevo e l’alternativa, quella di non avere con chi giocare, era terribile.

I miei odiavano vedermi così, vedere che mi facevo trattare in quel modo.

Ricordo mia madre consigliarmi “smetti di cercarli. Se vogliono ti cercano loro”, sottintendendo che se non mi avessero cercato era meglio non passare tempo con loro.

Capivo cosa volesse dire, ma per me era assurdo.

Io volevo stare coi miei amici, volevo far parte del gruppo e se non mi avessero chiamato sarei stato io a stare male, non loro. Non capivo che la compagnia di chi non ci apprezza non sarà mai meglio della solitudine.

Crebbi con quel tipo di sentimento di inferiorità, guardando Saranno Famosi e sognando amici come quelli, chiedendomi cosa avessi io di sbagliato nel non riuscire ad averne.

Però quel consiglio di mia madre era prezioso e solo oggi, a trenta e passa anni di distanza, me ne rendo conto.

Leggo una persona che apprezzo lamentarsi su Facebook del comportamento di un amico.

Leggo un bel post sull’amiciza retwittato da una mia cara amica.

Leggo un’altra persona parlare di rapporti tossici (in quel caso di coppia, ma il discorso non è così diverso).

Vedo oggi un’amica che purtroppo abita lontana e sento nelle sue parole e leggo nei suoi occhi quanto la nostra amicizia sia importante per lei (e per me).

Nel post che leggevo oggi (e che potete leggere qui) si dice una cosa importante: che l’amicizia è reciprocità.

Questo non riuscivo a capirlo ai tempi, è spesso difficile da capire tutt’ora: l’amicizia, ma anche l’amore, si basano sulla reciprocità.

Io ci sono e so che tu ci sarai.

Io ti appoggio e so che tu mi appoggerai.

Io cado e tu mi fai da sostegno, ma la prossima volta il sostegno sarò io.

Sono fortunato, ho amici così.

Non tanti, ma ne ho.

Alcuni vicini, qualcuno lontano, ma sono persone su cui so di poter contare e che sanno di poter contare su di me.

Persone che quando ho avuto bisogno ci sono state, anche senza che lo chiedessi (soprattutto senza che lo chiedessi) e che prendono in mano il cellulare, magari anche una volta al mese, per sapere come sto.

Ma ci sono state (e ci sono) anche persone con cui questa reciprocità non si è mai formata.

A volte si stava costruendo ma poi chissà perché è sparita, altre era una mera facciata crollata alla prima occasione.

Bisogna prenderne atto.

Poi, chiariamoci, non è che voglia dire che con queste persone non possa esserci un rapporto piacevole, l’importante è che le cose siano chiare e che il concetto di amicizia, così come lo intendo io, ne rimanga fuori.

Conoscenza, cazzeggio, simpatia.

Non amicizia (e men che meno amore, dato che il discorso è totalmente applicabile anche in quel caso).

Ci sono voluti trent’anni e spesso ancora faccio fatica, ma ogni tanto seguo il consiglio di mia madre.

Aspetto.

E se il telefono non squilla più, se qualche nome non compare più, beh, allora deduco.

E ringrazio mia madre.

Meglio tardi che mai.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. 4p ha detto:

    Hai scritto un post che mi rincuora, mi ritrovo ad ogni virgola, ho sempre pensato che l’amicizia (quella con la a maiuscola) fosse un po’ come il matrimonio fra due persone, solo che non c’è sesso.
    Il tragico è quando l’amicizia (A) diventa rosicata, diventa attesa, diventa ad ogni stupida richiesta “non ho tempo…..”, diventa ……
    provo a spiegarmi né…..per una delle due, dipendente e plasmata dal proprio consorte, l’amicizia si ritrova in un bel senso unico e allora seppur doloroso te ne fai una ragione……….
    poi passa, ma senti dentro un vuoto e fai come gli struzzi metti sotto la sabbia la capoccia, sai che è meglio forse e per ora non affrontare la discussione ………
    4p

    • Aries ha detto:

      Eh, ti capisco bene, ma non può andare avanti e sempre così. E poi, a ben pensarci, se un’altra persona può plagiarti a tal punto da “rinnegare” un’amicizia, allora forse a quell’amicizia non tieni abbastanza.
      Forse.

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