52. Credo
Oggi, sulla sua pagina, Neil Gaiman ha posta un link all’articolo su the New Statesman che contiene il “credo” con cui ha aperto lo spettacolo di giovedì.
Spero di fare cosa gradita riportandone qui la traduzione.
Credo sia difficile uccidere un’idea, perché le idee sono invisibili e contagiose e si muovono in fretta.
Penso tu possa usare le tue idee contro idee che non ti piacciono. Che dovresti essere libero di argomentare, spiegare, chiarire, dibattere, offendere, insultare, arrabbiarti, deridere, cantare, drammatizzare e negare.
Non penso che bruciare, uccidere, far esplodere persone, spaccare loro la testa con rocce (per far uscire le brutte idee), affogarle o anche sconfiggerle possa servire per contenere idee che non ti piacciono. Le idee germogliano dove non ce lo si aspetta, come semi, e sono difficili da controllare.
Penso che reprimere le idee diffonda le idee.
Penso che persone e libri e giornali siano contenitori per idee, ma che bruciare le persone sia tanto infruttuoso quanto bombardare gli archivi di un giornale. È già troppo tardi. È sempre troppo tardi. Le idee sono uscite, si nascondono dietro gli occhi della gente, attendono nei loro pensieri. Possono essere sussurrate. Possono essere scritte sui muri a notte fonda. Possono essere disegnate.
Credo che le idee non abbiano bisogno di essere giuste per esistere.
Penso tu abbia ogni diritto di essere perfettamente certo che immagini di dio o del profeta o dell’uomo siano sacre e intoccabili, così come io ho il diritto di essere certo della sacralità del discorso, della santità del diritto di deridere, commentare, mettere in discussione e di affermare.
Penso di avere il diritto di pensare e dire le cose sbagliate. Penso che la tua cura per questo debba essere il discutere con me o l’ignorarmi e che io dovrei avere la stessa cura per le cose sbagliate che pensi tu.
Penso tu abbia l’assoluto diritto di pensare cose che trovo offensive, stupide, assurde o pericolose e che tu abbia il diritto di dire, scrivere o distribuire queste cose e che io non ho il diritto di ucciderti, mutilarti, ferirti o toglierti libertà o proprietà perché trovo le tue idee minacciose o insultanti o disgustose. Probabilmente tu penserai che le mie siano altrettanto abiette.
Credo che nella battaglia tra pistole e idee le idee, alla fine, vinceranno.
Perché le idee sono invisibili e resistono e, certe volte, sono anche vere.
Eppur si muove (NdA: in italiano e poi in inglese nel testo)