31. Metti una serata Rocky

Devo fare una confessione: fino a qualche anno fa io non avevo mai visto il Rocky Horror.
Vuoi perché non c’era stato modo, vuoi perché non frequentavo le amicizie giuste, vuoi perché ero molto più noioso di ora, non era mai capitato.
Poi ho recuperato il dvd, ovvio, ma da qui a dire che “conoscevo” il Rocky Horror ne passava.

Perché il Rocky Horror è più di un film o un musical, è un’esperienza che va vissuta e che viene trasmessa da 42 anni e che se non si coglie l’occasione di approfondire non si sa davvero cosa si perde.
Ecco perché quando ho scoperto che il cast londinese lo avrebbe portato in Italia non mi sono domandato due volte se andarci.

Ed eccomi qui, ieri sera, accompagnato da un’amica, a immergermi in quello che è l’unico vero spettacolo sensoriale si possa immaginare: tra fan sfegatati vestiti come Magenta o altri, fanbag per partecipare ai momenti clou (purtroppo usate solo in parte, ma non tutti i presenti sapevano quanto importante fosse) e canzoni cantate a perdifiato, fino al reprise finale del time warp con tutto (letteralmente) il pubblico in piedi a cantare e ballare.

La meraviglia del Rocky Horror è la sua freschezza a 42 anni di età, il suo prendere in giro cliché di ogni tipo, il voler godere (letteralmente) della diversità, di qualunque tipo, forma, dimensione.

E’ la voglia di vivere più piena e completa.

Ed è la voglia di ridere, perché non si può vivere senza ridere.

E quindi via agli spezzoni di film horror anni ’50 prima della proiezione, via ai siparietti, via al pubblico che risponde alle battute, via ai titoli di coda “presented in Rocky Vision”.

Ma la menzione d’onore va a una donna del pubblico.

Almeno 50 anni, ma forse anche 60.
Ben più robusta di me.
Vestita normalmente.
Bastone per aiutarsi a camminare.
E lei, in mezzo al corridoio, a ballare sul finale perché, vaffanculo, ne aveva voglia.

Ecco, lei, secondo me, è il Rocky Horror.

E voi, se potete, ovunque possiate, andateci.
Almeno una volta.

Di più, se possibile.

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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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