20. E allora, quegli altri?

C’è una cosa che mi fa infuriare.

Oddio, qualcuno potrebbe obiettare (e con piena ragione) che ce n’è ben più di una, ma concentriamoci su questa.

Chiamiamola benaltrismo.

Pensateci, vi sarà capitato un sacco di volte.

Vi lamentate di qualcosa e qualcuno vi risponde “e allora quest’altra?”.

Criticate un’azione e salta fuori qualcuno che vi dice “ma quella è peggio”.

Parlate della crudeltà su un animale e qualcuno risponde “e allora i bambini?”.

Allora provate a parlare di bambini che soffrono e subito “e allora quelli che soffrono di più?”.

E ancora parlate della distruzione di Milano e qualcuno “e allora la corruzione di quegli altri?”.

Ora, cerchiamo di capirci.

Io non so come funzioni la vostra mente.

Magari è binaria con capacità di un bit e quindi riesce a tenere al proprio interno solo l’informazione “acceso/spento”.

La mia e quella di molte persone non funziona così.

Vi sconvolgerà sapere che è analogica e pure multitasking.

Il che significa che posso incazzarmi (o essere felice) per molte cose contemporaneamente senza per questo svilirne nessuna.

Vi dirò di più: può anche succedere che incazzandomi per più cose e risolvendo o aiutando a risolvere le più piccole si possa fare anche un passo verso le più grandi. Ma non mettiamo troppa carne al fuoco.

Quel che vorrei che provaste a capire è semplice.

Si può avere a cuore tanti problemi, preoccuparsi di tanti situazioni e denunciare parecchi obbrobri.

E’ quella la parola chiave. “E”. Non “O”. “E”.

La mente è grande a sufficienza e così il cuore.

Provateci, davvero.

Certo, a meno che il trovare sempre qualcosa di più importante non sia una scusa per non dire o fare mai nulla.

Ma non voglio essere così malpensante, io.

Preferisco credere che non sappiate quanto grandi possano essere le vostre menti e i vostri cuori.