World War Z

Non ho mai amato gli Zombie, mai visto più di qualche spezzone dei film di Romero, praticamente la mia unica infarinatura è stata per anni legata al video di Thriller.
Questo prima di The Walking Dead (serie tv, ma soprattutto fumetto), che mi hanno permesso di guardare questo filone con occhi diversi, più focalizzati sull’aspetto umano che su quello della creatura mostruosa.
In quest’ottica avevo acquistato World War Z, di Max Brooks, dicendomi che prima o poi gli avrei dato una possibilità, ma partendo dall’idea che mi potesse dire ben poco e che fosse più un “libricino” per appassionati che altro.
Mi sbagliavo.
Se The Walking Dead rappresenta sostanzialmente una variazione del tema classico mantenendosi però su una narrazione “piccola”, focalizzata su un gruppo di persone e la loro costante lotta per la sopravvivenza, World War Z prende una piega totalmente diversa e, proprio per questo, estremamente intrigante.
C’è stata una Guerra Mondiale degli Zombie. C’è stata un’invasione, c’è stata la lotta per la sopravvivenza, ci sono stati milioni di morti.
Ora siamo nel dopo guerra e un giornalista decide di scrivere un libro/cronaca di interviste ai protagonisti di questa Guerra Mondiale.
Per i posteri, per ricordare, per permettere ai propri discendenti di sapere cosa e come accadde.
World War Z è esattamente quel libro.
Non è un romanzo “narrativo”, non ci racconta la storia di nessuno in particolare, ma ci permette di aggiungere un tassello dopo l’altro al puzzle di “cosa accadde”, tramite la voce dei protagonisti.
La scansione a capitoli di interviste, in cui i fatti ma anche i contorni vengono fuori in modo implicito, come pennellate casuali su una tela, fa sì che il realismo risultate sia impressionante, il lavoro di credibilità fatto da Brooks è degno di stima e il risultato finale è affascinante e inquietante al contempo.
Perché di nuovo gli zombie non sono i protagonisti, non sono (per certi versi) gli antagonisti, sono la scusa: la scusa per raccontarci delle reazioni umane in tempi di crisi vera.
La scusa per mostrarci nazioni cadere e risorgere, assetti stravolgersi, economie trasformarsi.
La scusa per guardarci allo specchio come popoli.
E’ la storia di uomini, donne, nazioni in lotta contro un unico nemico e, al contempo, contro le vestigia di un passato che non tornerà più.
Un documento giornalistico vero e proprio, se non si trattasse di opera di fantasia.

Una gran bella sorpresa.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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