Alla fine

Difficile scrivere un post di fine anno, questa volta. Un po’ perché in qualche modo l’ho già scritto un paio di mesi fa, un po’ perché in questo periodo sembra che i miei post da “fine anno” si vadano ripetendo, un po’ perché riuscire a esprimere tutte le emozioni, i sentimenti e i pensieri che ho è qualcosa di estremamente complicato.

Il 2013 è stato l’anno del guardare in faccia le cose, per quanto dolorose possano essere, l’anno del prendere decisioni neanche immaginate, l’anno dello riscoprirsi e cercare nuovi mondi.
E’ stato l’anno del dolore provato e fatto provare e se avessi potuto avrei triplicato il primo pur di evitare il secondo.
E’ stato l’anno del “meglio ora che in futuro”, l’anno della consapevolezza, l’anno del senso di colpa che, in qualche modo, non se ne va e forse è giusto così.
E’ stato l’anno degli amici veri, di quelli che sono spariti e di quelli con cui bisognava chiarirsi.
E’ stato l’anno di Cohen, di Londra, del Dottore.
E’ stato un anno di lacrime, di risate, di altre lacrime, di emozioni.
E’ stato un anno in cui ho colpevolmente scritto e letto pochissimo.
L’anno del cambiamento di lavoro, di luoghi, di vita.
L’anno del “cosa sta succedendo?”.
L’anno in cui l’istinto protettivo ha dovuto scontrarsi con ciò che è ed era giusto.
L’anno in cui è morta una persona che stimavo e mi sento in colpa per non esserle stata accanto, troppo preso da ciò che stava succedendo a me.
L’anno dell’osservare da lontano, nella speranza che le cose vadano meglio, perché l’amore a volte si trasforma in affetto e quello non scompare.
L’anno della macchina nuova arrivata all’improvviso, di Stitch e Zen nel trasportino, della donna delle pulizie che mi fa domande esistenziali, delle previsioni a lungo termine di Paolo Fox.
L’anno del vegetarianesimo, dopo decenni di “non ci riuscirei mai”.
L’anno del convivere coi ricordi più freschi mentre se ne costruiscono di nuovi.
L’anno del ricostruire. Di nuovo. Con la paura di essere più bravo a distruggere.
L’anno del “che razza di persona sono?”.
L’anno delle spalle larghe.
L’anno del volersi far conoscere da zero.
L’anno dello specchiarsi in nuovi occhi e in un nuovo cuore.
L’anno del far miei progetti e sogni nuovi.
E ancora potrei scriverne, più personali, più intime, ancora più mie, ma non qui e forse da nessuna parte se non in me.

Non posso e non voglio chiedere nulla al 2014.
Alla fine del 2012 pensavo di aver chiara la strada.
Mentivo a me stesso e al mondo, non rendendomene neanche conto.
Ora non mi interessa la strada.
Per molti versi non mi interessa la destinazione.
Mi interessa come ci arriverò.
Vivo.

Ed è quel che auguro a chiunque passi di qua, a chi mi ama, a chiunque mi voglia bene, a chiunque ce l’abbia con me e a chi ha sofferto a causa mia e a cui voglio, indiscutibilmente ed innegabilmente, bene.

E, come sempre, non sono parole vuote, che si voglia credere o meno: io, di mio, posso dire che le lacrime agli occhi che ho mentre le scrivo devono pur significare qualcosa.

PS: una cosa, però, la gradirei. Più di 30 anni fa una sedicente amica dei miei mi lesse la mano e mi predisse che sarei morto a 39 anni. Ecco, il 13 aprile ne compio 40. Vediamo di arrivarci, eh?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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6 risposte

  1. Fox mi dice che farà il possibile per darti una mano. 😛

  2. Sage ha detto:

    Eviterò di guidare in quei giorni vicino a casa tua, più di così non posso fare. XD

    Bellissimo post come sempre :*

  3. Sofina2006 ha detto:

    Auguri Aries. Che Sia l’anno migliore Che ti abbia Mai avuto. Io continuero’ ad inebriarmi al Profumo delle tue parole. Katia

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