Proseguendo
Liberissimi di pensare che sia un po’ monotematico, ma ogni tanto le mie riflessioni prendono la loro strada e io, onestamente, non ho una gran voglia di fermarle.
Già nello scorso post ho parlato del “dire e fare le cose per tempo”, ma qui voglio entrare nel dettaglio di un aspetto particolare.
Per natura le persone a cui siamo legati non sono tutte uguali, inutile che fingiamo il contrario.
Qualcuno distingue tra amici e conoscenti, altri tra “vari livelli” di amicizia, altri ancora magari neanche se ne rendono conto o lo fanno istintivamente.
Io mi sono reso conto che in molti casi il vero criterio è un altro: quanto quella persona mi mancherebbe se non fosse più nella mia vita?
Perché, diciamocelo, ci sono persone che effettivamente è un piacere avere attorno: ci divertono, ci fanno sorridere, ci si chiacchiera volentieri, ma se un giorno, per qualche motivo, si allontanassero ce ne accorgeremmo giusto per una sorta di cambiamento nelle nostre abitudini o poco più.
Altre, invece, ci entrano dentro.
Non parlo solo di amori (o forse sì, se usiamo il termine amore nell’accezione di cui parlavo poco tempo fa), ma di persone che diventano indispensabili: una parte di noi si lega a loro e, se tutto va bene, una parte di loro si lega a noi.
A quel punto, se mai dovessero sparire per vari motivi (e, ripeto, non si parla solo del “caso peggiore”, ma anche di incomprensione, perdite di vista, distanze improvvise) come ci sentiremmo?
Svuotati.
Impoveriti.
Defraudati.
Incompleti.
Io sono un uomo fortunato, perché sono conscio di avere persone del genere nella mia vita.
Alcune lo sono da anni, altre da pochi mesi, ma questo conta poco: se domani non fossero più nella mia vita starei male.
Letteralmente.
Se domani non potessi più sentirle, parlarci, viverle, mi sentirei come qualcuno che ha avuto un regalo che tanto desiderava per poi sentirsi dire “oh, scusa, ci siamo sbagliati, non era per te”.
Certo, poi sopravviverei, andrei avanti, riempirei col tempo in qualche modo il vuoto, ma rimarrebbe una cicatrice dolorosa.
Ecco perché cerco di far sì che le persone che per me sono così preziose lo sappiano.
Una parte di me è rimasta il ragazzino adolescente che vedeva in un amico, in un legame, il dono più prezioso che potesse esistere e che temeva sempre di perderlo da un giorno all’altro.
Irrazionale? Certo.
Ingiustificabile? Non saprei.
Comprensibile? Penso di sì.
Io, comunque, il solito consiglio inutile ve lo do: riconoscete queste persone. Identificatele. Chiedetevi “come starei se domani non fosse più nella mia vita” e se sentite una fitta al solo pensiero fatelo sapere.
Non una sola volta.
Perché dirlo una volta è bello, ma ribadirlo nel tempo è ancora più importante.
Perché in tempi in cui le parole volano peggio delle foglie è fondamentale ripeterle per appesantirle.
Ditelo.
Ditelo ogni tanto a chi lo merita.
Fidatevi di me.
Del tipo… “E poi chi saprebbe mai precularmi per le parti meno evidenti dei miei difetti? “
Ecco, qualcosa del genere.
(Pirla) 😛
Quanto ti capisco…è proprio così. Non me ne rendevo conto, ma la perdita di alcuni parenti stretti (non i genitori per fortuna, ma è lo stesso) ha cambiato la mia vita in peggio…complice un trasloco forzato da quella che era la mia città…mi mancano tremendamente tutti i giorni, e ho la consapevolezza che mi mancheranno sempre e certi momenti non torneranno mai più.
Sì, ti capisco perfettamente.
Penso che questa sia la definizione ultima di “voler bene”.
Penso di sì
Non saprei aries…in questi mesi ho riflettutto tanto sulla natura di relazioni di amicizia che erano così importanti in altri contesti e ora sono nel dimenticatoio. Potrei dirti che il fatto che siano finite nel dimenticatoio dica molto sulla loro natura (ovvero, non erano questa grand amicizia) ma non ne sono sicura. Alcune relazioni sono state vivissime, importanti, ma sono rimaste là e forse va bene così. Quelle vivide ora invece, gli amici fraterni, in effetti hai ragione, spero che sappiano quanto contano. Anzi, ora alzo il telefono….
😉
Brava 😉
Io credo che ognuno interpreti l’amicizia come vuole e questo è un problema perché dall’altra parte non si capisce (a meno che hai una perfetta conoscenza dell’altra persona ma si va nell’utopia pura). Non so, probabilmente hai ragione tu quando dici che è il senso di mancanza che fa capire in realtà però attualmente mi vedo circondata da un mondo che ha paura di rimanere solo e quindi le persone si legano ad altre solo per non essere soli. E questo secondo me è sbagliato perché non ti muove il senso di volontà e di amore verso qualcuno ma ti muove la solitudine e tutto diventa incredibilmente triste.
Vero, verissimo, purtroppo capita spesso.
Penso, però, sia anche, con l’esperienza, facilmente riconoscibile: per chi ha paura di rimanere solo le persone, alla fine, sono “sostituibili”, mentre quello di cui parlo io è un legame strettamente legato alla singola persona.
Col tempo si impara, secondo me.
O è così o sono stato molto fortunato nell’imparare ed evolvere.
Ma come faccio a scrivere tutto quello che mi viene in mente a riguardo nel tempo ristretto che ho? 🙁
Riservandomi di affrontare il discorso in maniera più ampia di persona, mi limito a un appunto: sono d’accordo e non sono d’accordo allo stesso tempo.
Sono d’accordo sulle sensazioni che proverei se certe persone uscissero dalla mia vita, sono d’accordo che questo le identifica come importanti e sono d’accordo che è importante farglielo sapere.
Purtroppo non convengo che allora questi rapporti siano o possano essere “per sempre”.
Ho avuto amicizie che hanno avuto l’intensità di un incendio e altrettanto velocemente si sono consumate.
Amicizie che sono state fondamentali in un certo periodo della mia vita e che hanno contribuito, nel bene o nel male, a rendermi la persona che sono oggi, ma che oggi si trascinano o sono state giustamente accantonate.
Proprio per questa ragione, in realtà, sono d’accordo sul fatto che l’affetto, la vicinanza e l’amicizia vadano esplicitati a parole e con i fatti: domani non puoi sapere se sarà ancora vero, ma almeno oggi puoi lasciare un segno, che nel futuro sarà almeno un piacevole ricordo.
No, attenzione.
Non ho scritto che per forza questi rapporti siano o possano essere “per sempre”.
Sarebbe bello, ma non è così.
Ho scritto che la loro assenza lascerà (o lascerebbe) una cicatrice.
Purtroppo non tutti i rapporti si riescono a tenere per sempre.
Però, questo sì, possiamo cercare di far sì che accada il più possibile con quelli che riteniamo tanto importanti per noi.
Sfondi una porta aperta con queste tue parole.
L’amicizia è uno degli affetti più importanti della mia vita.
Sono diversi i modi di essere amico, e penso che abbiano molto a che fare col tipo di carattere.
L’aspettativa che riponiamo nel vero amico è sempre alta, giustamente, e quando non lo è, lo stupore e la delusione che ne derivano fanno un male bestia.
La comprensione, l’accettazione di mille momenti gioiosi e non, l’incoraggiamento, l’ascolto e l’abbraccio, il tempo che non si rifiuta mai, a nessuna ora, nè tanto meno in base alle proprie priorità del momento, bè insomma è qualcosa di veramente bello e appagante, ma anche impegnativo. L’ho sempre pensata così e tutt’ora intendo l’amicizia un bene grande.
Da un po’ di tempo però mi trovo a pensare, che pur non negando la buona parola e quell’intesa profonda, nella quale capita che non serve neanche la parola, basta uno sguardo, il vecchio e considerato amico “va un po’ di fretta”, e allora che si fa??
Nel mio caso si vuole lo stesso un gran bene, perchè è talmente radicato, profondo e datato (57 anni) che lo si accetta sempre a braccia aperte. Mi sentirei impoverita se tutto questo mi venisse a mancare e lei lo sa.
Un baciottone Aries
4p
Grazie del tuo pensiero 🙂
Un abbraccio!