I dolori del giovane Walter
Sembra che questo sia il periodo in cui molti autori che non mi hanno mai deluso in qualche tendono a farlo per la prima volta.
Dopo Lorenz anche la mia adorata Littizzetto segue a ruota questa tendenza.
Mi spiego meglio: un’autrice come la Littizzetto, dotata di intelligenza e sagacia ben sopra la norma, non può (secondo me) permettersi di adagiarsi sugli allori e di “accontentarsi” del minimo sindacale e, purtroppo, questo libro lo è; chiariamo, non è che non ci siano spunti divertenti o punzecchiature più che gradevoli, ma nella media il sorriso è a malapena accennato e, soprattutto, c’è l’impressione di uscite che a volte sfiorano un qualunquismo che di solito non le appartiene affatto.
Poi può anche essere che i miei gusti stiano cambiando è che ciò che prima mi faceva sbellicare ora mi lasci freddino, ma onestamente non penso sia questo il caso.
Peccato, ci contavo proprio.
e vogliamo parlare del fatto che molti dei testi sono stati usati in “che tempo che fa”?
Ma sai, quella è praticamente la “norma”, dato che nei libri precedenti riprendeva molte delle cose già pubblicate su “La Stampa”: è proprio il risultato finale che mi ha soddisfatto ben poco :/
non conosco il caso specifico, per cui potrei sbagliarmi, ma sai che in moltissimi casi autori di così grande e facile tiratura sono costretti dagli editori a pubblicare roba che magari avrebbero più volentieri tenuto nel cassetto per un po’?
Sì sì, lo so che può accadere, ma effettivamente (come diceva vampi) molti di questi testi erano già “pubblici” e sono stati solo raccolti o un po’ riadattati.