Uno straniero vagabondo

Più volte, negli anni, mi è capitato di sentirmi una specie di “randagio” dal punto di vista emotivo e mentale; ci sono stati vari momenti in cui mi sono trovato a distruggere quasi tutto ciò che avevo, ciò a cui ero arrivato e ricominciare tutto da capo o quasi.

Io, in quei momenti, ero sicuro della strada che stavo facendo e non mi sono mai guardato indietro ma ero anche conscio che la maggior parte delle persone che mi circondavano mi guardassero come una specie di folle che abbandonava la certezza di ciò che aveva per l’incertezza di qualche strano sogno, desiderio, spinta, ambizione e chi più ne ha, più ne metta.

Giusto in questi giorni una cara amica che sta attraversando una fase piuttosto simile mi ha fatto ricordare tutte quelle occasioni e mi ha permesso di riguardarle col senno di poi dandomi la conferma che le scelte che feci furono giuste, non perché siano state facili, tutt’altro, ma perché furono mie, perché furono ciò di cui avevo bisogno e perché furono i semi della persona che sono oggi.

Sia chiaro, non che io mi senta “arrivato” o “completo”: chiunque mi conosca sa che una cosa a cui non aspiro è proprio la sensazione di non poter crescere ulteriormente, però una cosa l’ho imparata ed ho cercato di trasmetterla a quest’amica; quelle scelte furono tanto importanti perché messo davanti al bivio tra la sicurezza di sopravvivere ed il rischio di vivere volando o cadere nel tentativo decisi di vivere ed il nome di questo stesso blog la dice lunga su quanto tale scelta sia ormai parte integrante di me.

Tornando al titolo di questo post, le varie volte che ho attraversato la fase di cui parlo c’è sempre stata una canzone che, pur essendo molto semplice e piuttosto romantica, esprimeva piuttosto bene ciò che provavo: si tratta di Wandering Stranger, pubblicata da Lionel Richie nel 1979 nell’album (appunto) “Lionel Richie” e che traduco qui sotto e riporto in RadioBlog, riprendendo una tradizione che era ferma da veramente troppo tempo.

Nel testo l’autore dice che è lontano da casa (forse fisicamente, ma potrebbe essere anche solo una lontananza di cuore e cervello), che non può tornare finché non avrà  ritrovato se stesso, che sa che sta facendo soffrire la donna che ama, ma prima deve trovare la pace di cui ha bisogno: sembra un discorso egoistico, ma la questione è che lui sa benissimo che finché non si sarà  ritrovato, finché non avrà  ricostruito se stesso, non potrà  donarsi a lei, non si può amare nessuno finché non si ama se stessi e non si può amare se stessi quando si sente che manca qualcosa dentro di noi; lui sa che lei sta soffrendo, ma sa che la farebbe soffrire di più tornando troppo presto: sa che può perderla, ma decide di correre il rischio; non le chiede mai di aspettarlo, la prega solo di ricordarsi che lui la ama e le chiede un aiuto che sa, però, non potrà  ricevere: quel che cerca è in lui e l’unico modo per trovarlo è essere solo.

Spero vi piaccia e, soprattutto, renda l’idea di ciò di cui parlavo: la trovate sia in RadioBlog (come dicevo), sia cliccando il play immediatamente qui sotto.

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Sono uno straniero vagabondo
Perduto e totalmente solo
Sono lontano un milione di miglia
Lo so che stai aspettando
Che io torni a casa
Ma sto cercando una risposta
Ti prego di capire

Ed io ti amo
E tu ami me
Un giorno saremo di nuovo insieme
Solo tu ed io

Talvolta mi sento solo
Ma non posso ingannarmi
Devo continuare a muovermi finché non mi troverò
Lo so che ti sto ferendo
Ma cerca di capire
Tutto ciò che cerco è la pace della mia mente
Ti prego, aiutami se puoi

Ed io ti amo
E tu ami me
Un giorno saremo di nuovo insieme
Solo tu ed io

Amore mio, io ti amo
Nel mio cuore io ti sento

Sono uno straniero vagabondo
Puoi aiutarmi a cavarmela?
Cerca di ricordare
Che ti amo

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. patrizia 4p ha detto:

    E’ un bellissimo post, non lo avevo ancora letto.
    Finalmente un uomo che parla di se stesso, con i propri limiti aprendosi completamente. Trovo a mio modestissimo paarere che tu abbia circumnavigato attorno al tuo io più profondo. Hai fatto un ottimo lavoro, se i risultati sono questi, sei stato veramente in gamba.
    Prima di tutto parlarne fa sempre bene, è come se ti fossi liberato di un peso, hai lavorato parecchio su ste stesso e il tuo blog lo dimostra.
    Ancora complimenti
    ciao 4 P

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