L’amuleto di Samarcanda

Jonathan Stroud, autore di questo primo romanzo di una trilogia, dimostra come si possa attingere ad elementi classici di un certo genere (il “fantasy magico”, in questo caso) e riadattarli in modo originale e divertente.

Ne l”amuleto di Samarcanda ci imbattiamo in un mondo ed in una Londra in cui la magia ha un ruolo ufficiale ed, anzi, prioritario nella vita di tutti i giorni e nei posti di potere: sono i maghi a governare ed i disprezzati “comuni” sono guidati e sopportati.

Ma la magia, in questo mondo, è ben diversa da quella incontrata in altri romanzi: i maghi non hanno che un solo potere, quello di evocare ogni tipo di demone e di asservirlo al proprio volere; sono i demoni a compiere sortilegi ed azioni per conto dei maghi, che senza di essi non sarebbero altro che prestigiatori da circo.

E’ in questa ambientazione che incontriamo Nathaniel, un giovane apprendista mago che, per dimostrare il proprio valore e vendicarsi di un torto subito, invoca un Jinn (quelli che una volta chiamavamo “Geni”) piuttosto potente: Bartimeus.

La storia è sicuramente avvincente e divertente, soprattutto nei tratti in cui è incentrata su Bartimeus, un personaggio ironico, dissacrante e pungente il cui unico scopo è liberarsi dell”influenza di Nathaniel cercando, nel frattempo, di causare la maggior quantità  di danni possibile.

Dal punto di vista del lettore il libro è assolutamente sbilanciato verso il Jinn: i capitoli dedicati a Nathaniel diventano quasi un intermezzo da una comparsa di Bartimeus e l”altra; tra l”altro i capitoli incentrati sul Jinn sono narrati in prima persona con tanto di esilaranti note esplicative.

La pecca del romanzo sta nella trama piuttosto semplice e nell”evidente incompletezza: come dicevo all”inizio si tratta del primo volume di una trilogia e si sente più che in altri casi, dato che varie trame vengono accennate ma non portate a termine; tale struttura fa anche sì che il primo terzo sia piuttosto lento, per poi accelerare con lo scorrere delle pagine.

Un libro che si legge volentieri, quindi, e che invoglia a proseguire con i seguiti, sperando che Bartimeus non tradisca le aspettative.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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Una risposta

  1. Tintaglia ha detto:

    Bartimeus migliora soltanto.
    E anche Nat, a modo suo. 😉

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