Happy Hour
Happy Hour è il primo thriller di Elisabetta Bucciarelli, autrice italiana che mi è stata consigliata e suggerita da diverse persone.
Tra i consigli che mi erano stati dati c’era quello di leggere i suoi romanzi in sequenza per vedere crescere i personaggi, ma di tenere anche conto che la scrittura di questa autrice va notevolmente migliorando di romanzo in romanzo.
Ed effettivamente questa prima prova non mi ha convinto ancora del tutto.
Da una parte c’è uno stile a cui bisogna per forza di cose abituarsi: diretto, molto “cronacheggiante” e poco narrativo, se vogliamo; l”impressione è quella di una specie di racconto che ci viene fatto al bar da qualcuno informato sui fatti e con la voglia di diffonderli.
Il risultato è sicuramente realistico, non sempre gradevole ed a tratti corre il rischio di diventare macchiettistico.
La storia parte bene: interessa, incuriosisce, fa sorgere domande; verso la fine, però, la vicenda tende ad esaurirsi troppo velocemente, con un finale non “tirato via”, nel senso che è assolutamente plausibile, ma certamente poco carico di pathos, difetto probabilmente ascrivibile al fatto che si tratta di un”opera prima oppure, altra possibilità , alla volontà di un realismo aggiuntivo da parte dell”autrice.
Fatto sta che il libro si legge velocemente ed attira l”attenzione, una volta prese le misure con lo stile: sicuramente le darò altre possibilità per convincermi ulteriormente, per ora c’è la sufficienza.