Mentore

Settimana scorsa è nato un nuovo racconto, ispirato ad un personaggio che sento terribilmente mio.
Si tratta di qualcosa di totalmente diverso dal precedente, sia per lunghezza che per argomenti e toni.
Spero possa comunque piacere.

Guardalo.
Così giovane, mi ricorda un cadetto appena arruolato.
E’ da un po’ che lo osservo.
Timido, non bello e non brutto, intelligente, ironico.
E innamorato.
Non come si usa tra i suoi coetanei e tra molti che vivono in questo nuovo mondo, dove la parola amore è usata alla stregua di qualunque altra, no.
Lui ama.
Ama come amavo io.
Ama come amava Cristiano.
Ama come amava Rossana.
Lui ama.
E come me teme di esprimerlo alla sua amata.
Come me si strugge nel timore di esser deriso.
E’ per questo che sono qui.
Per aiutarlo.
Come feci con Cristiano a scapito mio.
Come feci con Cristiano per amor di Rossana, perché lei potesse avere l’amore assoluto, l’unico che le spettasse di diritto, il solo che potesse immaginare, fatto di spirito e bell’aspetto.
Questo cadetto non pecca troppo di fisico, non quanto me.
Ora è mio compito guidarne lo spirito.
Già  l’ho indotto a scriverle.
Ora facciamo sì che non siano sproloqui.

“Ti chiederai perché ti sto scrivendo. Ti sembrerà  strano, dato che nessuno scrive più lettere ormai”
Bene, forse c’è speranza… continua…
“Ti scrivo perché quando ti guardo lo stomaco si rivolta”
Lo stomaco si rivolta? E cos’è? Un trattato degno d’Esculapio? Un po’ di attenzione, giovane cadetto!
“Ti scrivo perché quando ti sono vicino perdo il coraggio e ciò che è tanto chiaro nella mia mente non riesce a giungere alle mie labbra”
Il cadetto apprende in fretta, vedo
“Ti scrivo perché ho bisogno di dirti ciò che sento, ma temo il cuore non mi regga. Ti scrivo perché ho troppo da dirti ed avrò un’occasione sola”
Bravo, cadetto, continua così.

Scrivile.
Mostrale il tuo cuore.
Donaglielo come non fosse tuo, perché in realtà  già  più non ti appartiene.
Ma, attento, non farlo per il motivo errato.
Non mostrarle il tuo cuore per colpirla.
Non donarglielo perché ti ami, anche se è quanto di più naturale tu possa fare.
Certo, se ella t’amerà  sarà  beatitudine e trionfo, sarà  sentire un nuovo sapore nell’aria, il sapore del suo amore ricambiato, se ella lo vorrà , sarai un dio in una terra di mortali, sarai in grado di sconfiggere cento e più avversari.
Ma no, giovane cadetto, non sia questo il tuo obiettivo.
Mostrale il tuo cuore per te stesso, perché altrimenti esploderebbe.
Rivelale il tuo amore perché se non lo facessi le nasconderesti te stesso.
Tu non l’ami perché ella t’ami.
Tu non l’ami perché si doni a te.
Non l’ami perché ti guardi.
Tu l’ami per ciò che è lei.
Tu l’ami per ciò che vedi e senti.
Tu l’ami per ciò che di lei altri non vedono.
Non mostrarle il tuo cuore per vantartene: non c’è vanto nell’essere se stessi, c’è solo infamia nel non esserlo, nel fingersi ciò che non si è, nel mostrarsi nobili quando si è ignobili, coraggiosi quando si è codardi, creativi quando si è illetterati.
No, giovane cadetto, la giusta via è quella che stai seguendo, per quanto ostica essa sia.
Non la seguirai per ricompense, non per onori, non per lodi, giuramenti sperati o promessi, ma solo per amor tuo, per onor tuo, per il tuo pennacchio.
Potrai invidiare le fortune altrui, potrai odiare la tua strada perché sconnessa e lunga e piena di buche, ma quando giungerai al fine avrai qualcosa che pochi altri avranno.
Te stesso.
Fiero, orgoglioso, un vero guascone.
Certo molti arriveranno e se ne andranno.
Senza dubbio pochi ti rimarranno accanto, ma saranno i più leali e sinceri e tu avrai avuto comunque il maggior premio e di questo, solo di questo, dovrai esser lieto.
Ma ho divagato mentre scrivevi, vediamo a che punto sei giunto.

“Ecco perché ti ho scritto. Io sono qui. Sono qui per te. Sono qui grazie a te e volevo solo mi vedessi. Magari quel che vedrai ti piacerà , magari no, ma almeno saprai chi sono. Ora posso salutarti, chiamandoti come non osavo all’inizio di questa lettera.
Ciao. Arrivederci. Addio, Amore Mio.”
Eccellente, giovane cadetto.
Eccellente.
Ora puoi fargliela avere, ora puoi condurre il tuo cuore alto come un trofeo.
Il ragazzo si alza, stanco, un po’ confuso.
Piega la lettera scritta di suo pugno, la guarda un po’ emozionato, poi la infila in una busta.
Ha deciso che andrà  a porla direttamente nella cassetta della posta della sua amata, in silenzio, senza farsi vedere.
Sta uscendo, poi si volta verso la scrivania, la stessa scrivania su cui ha scritto poco prima.
C’è qualcosa che non c’era.
Si riavvicina, perplesso e curioso.
Solleva lo strano oggetto.
Leggero, morbido, quasi etereo.
Lo osserva e lo trova affascinante, quasi fiero.
O sarebbe meglio dire fiera.
E’ una penna.
Una penna enorme, bianca, imponente… è quasi come appartenesse a…

Sì. Ad un pennacchio.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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8 risposte

  1. LadyAster ha detto:

    … Niente da aggiungere.

    _L*_

  2. DARKVAMPIRELLA ha detto:

    Wow… allora lo hai pubblicato ^_^

    Quello che penso già  lo sai, ma mi ripeto volentieri:

    MERAVIGLIOSO.

  3. Aries ha detto:

    :)))))))) Grazie :))))

  4. vignez ha detto:

    Veramente complimenti!

    Sono un assiduo frequentatore, ma in genere mi limito a “lurkare”, oggi però, letto questo racconto non ho potuto fare a meno di commentare.

    Grazie per i tuoi bellissimi post, per gli ottimi consigli letterari e per le stupende recensioni.

    Ciao.

    V

  5. Aries ha detto:

    Cavoli, grazie a te di cuore, davvero!

  6. seven ha detto:

    Come per tutti gli altri racconti, e come continuo a dirti di persona, scrivi davvero bene.
    Sono tutti racconti STUPENDI!!! Riesci a farmi sentire parte ci ciò che racconti!!!

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