Soddifazioni lavorative

Ci sono momenti, nel mio lavoro, in cui si raggiungono veri attimi di soddisfazione.
Molti di questi coincidono con la chiusura di un progetto, prima ancora della consegna al cliente: dato che ogni progetto è un lavoro a sé  stante, con pochi punti in comune coi precedenti e molto studio di nuove soluzioni, il risultato è quello di ottenere sempre un qualcosa di più nuovo, più bello, più completo, con ovvia conseguente soddisfazione del sottoscritto.

Ma questi non sono i soli momenti: un altro è quando è invece il cliente, alla presentazione o dopo un po” di utilizzo, che dimostra il proprio entusiasmo per  i risultati ottenuti; sapere che ritengono i soldi datimi un giusto tributo per un lavoro del genere, beh, non può dare un bel tono al mio ego.
Quando poi vengo a sapere che l”apprezzamento è stato espresso anche con terzi in mia assenza, allora molte fatiche sono ripagate.

Però devo ammettere che c’è un ultimo piacere, più sottile e più legato alla mia natura bastarda.
Un cliente mi contatta perché ha bisogno del mio aiuto, nel senso che senza il mio supporto rischia di non poter portare a termine il lavoro: la cosa non sarebbe male se non fosse che non ho minimamente il tempo di seguirlo e che, soprattutto, si tratta di un cliente sgradito a causa di vari aspetti molto negativi nella gestione del progetto precedente, non ultimo il pessimo “rapporto umano” con lui.

La mia risposta? Mettiamola così: dà  una soddisfazione sottilmente sadica il vedere la reazione ad un rifiuto da parte di un soggetto non abituato a riceverne.

Molta soddisfazione.

Ed essere soddisfatti per non incassare non è cosa da tutti i giorni, no?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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4 risposte

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