Questione di significato
Il problema è tutto qui: nel significato che si dà alle parole ed in quello che alle stesse parole danno gli altri.
Prendiamo la parola “urgente”, ad esempio, e limitiamoci all”utilizzo in campo lavorativo.
Se io leggo “urgente” ritengo che sia avvenuto un imprevisto tanto grave da impedire qualunque attività lavorativa dell”intera ditta interessata, coi dipendenti costretti a giocare a calcio nei corridoi per ammazzare il tempo e l”amministratore delegato pronto al suicidio per le perdite irreparabili all”orizzonte.
Se invece un cliente scrive “urgente” di solito significa: non ho cagato questa funzionalità da quando è stata implementata circa cinque anni fa, ma siccome oggi non avevo una fava da fare e non mi ricordo minimamente come funziona ho ben pensato di rompere le palle a te e vorrei che mi rispondessi prima che me ne scordi per altri cinque anni.
Ovvio, poi, che non ci si capisca, no?
E’ per questo che d”ora in poi ai messaggi “urgenti” del secondo tipo la mia risposta cercherà di essere il più inequivocabile possibile: vai urgentemente a defecare.
Sarà abbastanza intelleggibile?
Tutti uguali i maledetti utonti !
Boh, non credo siano tutti uguali. Penso sia ben peggio: le pecore nere rovinano la reputazione anche degli altri :/
Bisogna riconoscere che esistono varie tipologia di urgenze. Ma quasi nessuna in effetti lo è davvero..
Uh, come quelli che ti tirano giù dal letto alle 4 di mattina di domenica perchè hanno bisogno di una visita urgente al cane che non mangia da cinque giorni O.o …
“vai ugentemente a defecare”… devo provare… 😉
Quieteblu
@Puffo: già :/
@Quieteblu: hai colto in pieno il punto, esatto 🙂
ehehehehe…
mandare un avviso ai tuoi clienti con la preghiera di utilizzare l’opzione “urgente” solo in casi di vita o di morte dici che è troppo esplicito?
Più che altro sono capaci di rispondere “ma è questione di vita o di morte”, il che implicherebbe il mio provvedere alla seconda opzione…. 😛