La fine del mondo e il paese delle meraviglie

Tante volte ho usato, parlando di romanzi di Gaiman o di Dick, il termine "onirico".

Tante volte ho parlato di più livelli di lettura e di messaggio in superficie che nasconde qualcosa  di ben più profondo.

Mai, però, mi era capitato un romanzo che portasse tali caratteristiche ad un livello come quello che ho incontrato in quest’opera di Murakami.

Sarebbe inutile che ne raccontassi la trama: in parte perché sarebbe ben difficile farlo senza dare anticipazioni, ma il motivo più importante è che la trama, da sola, non dice neanche metà di quel che questo romanzo regala; sembra un controsenso, soprattutto da parte di qualcuno come me che ha sempre ritenuto la "coerenza narrativa", la "completezza" come doti imprescendibili in un romanzo ben scritto, eppure qui ci troviamo a tanti di quei livelli di narrazione che la trama non può (e non vuole) coprire.

Abbiamo anzitutto due storie narrate in parallelo, il cui rapporto verrà mostrato solo col tempo.

Abbiamo una Tokyo futuristica ed inquietante ed un mondo in pace e senza nome.

Abbiamo le storie di due uomini tanto diversi, ma forse meno di quanto sembri.

Abbiamo dialoghi a volte profondissimi ed altre quasi banali, un po’ come la vita.

Questo in superficie.

Poi abbiamo le immagini, le sensazioni, le riflessioni, gli odori, i suoni, i flash.

Abbiamo qualcosa che tocca corde nascoste, ma lo fa senza farsene accorgere: è come se Murakami conoscesse il modo per toccare l’inconscio pronunciando una qualche strana formula magica sconosciuta a chiunque altro, con effetti assolutamente nuovi ed avvolgenti; più volte, leggendo, mi sono reso conto che stavo provando sensazioni non scaturite direttamente dalla vicenda, bensì dall’insieme di ciò che veniva raccontato e di come veniva raccontato e, soprattutto, le sensazioni che provavo erano ben più complesse rispetto ad una semplice "reazione immediata".

Non so descriverlo meglio, ma è come essere i protagonisti di una reazione chimica a lungo termine: l’autore dosa adeguatamente i componenti ed aspetta che  reagiscano; noi non sappiamo quando accadrà, probabilmente neanche lui, ma quel che è certo è che accadrà.

Affascinante, travolgente e, perché no, stancante.

Da ripetere.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. utente anonimo ha detto:

    la tua recensione è semplicemente splendida ^____^

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