Il ritorno di zio Clive (Il tesoro di Gengis Khan)

Nella mia vita di lettore la parola avventura è quasi sempre stata associata ad un solo nome: Clive Cussler.

Scoperto quasi per caso quando avevo 22 o 23 anni mi appassionai velocemente al suo modo di narrare, ai suoi personaggi, alle sue storie; i romanzi di Cussler hanno sempre avuto parecchie caratteristiche da me gradite in un romanzo di svago: azione, avventura e, soprattutto, tanta ironia.

Cussler non è e non vuole essere uno scrittore “profondo”, ma i suoi libri con protagonisti Pitt e Giordino hanno sempre rappresentato per me dei punti saldi quando avevo voglia di leggere qualcosa di avvincente e divertente.

Purtroppo, però, negli anni “zio Clive” è invecchiato ma, soprattutto, hanno cominciato ad invecchiare i suoi personaggi storici, portandolo a sperimentare elementi alternativi con risultati non esaltanti: Austin e Zavala, personaggi di alcuni libri scritti con Paul Kemprecos, non erano altro che copie sbiadite degli originali ed i figli di Pitt (Dirk e Summer), presenti nei penultimi due romanzi, non hanno neanche un decimo del “fascino letterario” del padre; il risultato è stato, almeno per me, un raffreddamento rispetto alla passione verso tutti i romanzi precedenti: raffreddamento che, da quel che ho visto, è stato comune a parecchi appassionati, tanto da portare il buon Clive a tornare sui suoi passi.

Ebbene sì, in “Il tesoro di Gengis Khan” il protagonista è di nuovo Dirk Pitt col suo fedele amico Al Giordino e, lasciatemelo dire, si vede: la storia è di nuovo un'”esagerazione alla Cussler”, ma risulta sicuramente più avvincente dei due romanzi che l’hanno preceduta, facendo tornare le storie ai ritmi a cui ci aveva abituati; certo, gli anni sono passati, la fantasia può diminuire e le situazioni devono cambiare un po’, ma il libro è divertente ed appassionante e tanto basta, almeno per me: siamo sicuramente lontani da “Sahara” o dal mio preferito “Onda d’urto”, ma è stata una piacevola (ri)scoperta.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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