Vi mancava, vero?

Ieri sera, ore 18.55.

Squilla il cellulare.

Manco a dirlo è il mononeurale che chiama per la quarta volta di quel giorno, dopo avermi avuto in sede per un’ora.

Rifiuto la chiamata, che a quell’ora non accetto chiamate da nessun cliente a meno di urgenze e SO che la sua non è un’urgenza.

19.00.

Squilla di nuovo il cellulare.

E’ di nuovo lui.

Trattenendo le migliaia di fantasiosi epiteti che vorrei rivolgergli, ancor prima che possa parlare dico solo questo:

“Sig. xxxxx, sono le sette di sera, sono fuori con amici, la prego di richiamarmi domattina”

E metto giù mentre sento in lontananza la sua irritante voce che dice “Ah, va bene…”

E’ arrivata la mattina.

Non ha chiamato.

E’ arrivato mezzogiorno.

Non ha chiamato.

E’ arrivato il pomeriggio.

Non ha chiamato.

E’ finita la giornata.

Indovinate? Esatto, non ha chiamato.

Ora le ipotesi sono tre:

– (purtroppo la più probabile) come già  sapevo ha provato a chiamarmi alle sette di sera per un’emerita cazzata solo perché il suo cervello non è in grado di drenare gli impulsi elettrici involontari che lo attraversano

– si è reso conto che aveva esagerato ed ha deciso di non disturbarmi più. Certo, peccato che questa sia la vita, non un film di fantascienza.

– gli è scoppiato l’unico neurone e passerà  il resto della vita a mangiare pappine imboccato dall’altro genio che ha assunto

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Nah, non sono così fortunato