Le Mille e Una Notte
Penso che non ci sia quasi nessuno che non abbia mai sentito parlare delle Mille e Una Notte: d’altronde stiamo parlando di una serie di volumi che sono passati nell’immaginario collettivo diventando un vero e proprio modo di dire.
Un po’ meno sono quelli che sanno, anzitutto, che quella pervenutaci è in realtà una versione raccolta da un orientalista francese (Antoine Galland) nel 1700, che le ha tradotte, adattate ed, a volte, riscritte, tradendo per forza di cose parte dello spirito originale per renderle più vicine alla cultura occidentale.
Un blocco di questa affascinante sequenza di racconti è però raccolto in un manoscritto arabo depositato al momento a Parigi e dal cui primo volume arriva la nuova traduzione che ho avuto modo di leggere in questi giorni: le prime 282 notti tradotte cercando di restare il più fedeli possibile al suddetto manoscritto, senza adattamenti né tagli alle poesie presenti nel testo.
Ed è così che sono entrato nel mondo dell’affascinante Shaharazad e dei suoi racconti sempre più complessi ed intriganti.
La storia cornice, per chi non la conoscesse, è abbastanza semplice: il sultano, scoperto il tradimento della moglie con uno schiavo e “resosi conto” durante un viaggio dell’assoluta inaffidabilità delle donne, decide di sposarne una ogni giorno, possederla durante la notte e farla uccidere il giorno dopo per evitare che questa possa macchiarsi prima o poi dello stesso tradimento da lui già subito; è così che la figlia del visir, Shaharazad, si offre volontaria per andare in sposa al sultano, sperando di fermare questa carneficina: la notte delle nozze, infatti, grazie ad uno stratagemma ideato con la sorella Dinarzad, la giovane inizia un racconto tanto curioso e speciale da far venir voglia al sultano di sentirlo anche la sera successiva… ed è così che notte dopo notte Shaharazad si conquista la vita e la fiducia del sovrano raccontando di mercanti e di pescatori, di sultanti e di visir, di streghe e di regine, di amori travolgenti al primo sguardo e di notti di sesso e cibo, di essere umani e di jinn e ifrit.
Racconti sempre più complessi, che si incastrano e partono uno all’interno dell’altro, creando così un mondo a noi magari estraneo, ma affascinante ed interessante, da leggere e gustare con attenzione.
Come dicevo questo volume contiene solo le prime 282 notti: spero sinceramente che venga pubblicata appena possibile un’ulteriore edizione con le notti successive, anche se temo che dovrò procurarmi la traduzione più conosciuta se vorrò continuare a leggere le storie di Sharahzad.
Una curiosità : nell’introduzione al libro si scopre che i famosi racconti di Sinbad, Alì Baba ed Aladino non erano probabilmente presenti nel manoscritto originale, ma furono aggiunti da Galland nel suo adattamento… fatto interessante, se pensiamo che spesso e volentieri sono loro a rappresentare nel nostro immaginario le Mille ed Una Notte.
Si capisce che lo consiglio, sì?
MMhh… Intrigante… Mi hai incuriosito!
Ne sono felice: è lo scopo di queste recensioni, alla fine 🙂