Letture estive
La settimana di vacanza a Rodi, oltre ovviamente a tutti i giri in lungo ed in largo per l’isola, mi ha permesso di portare avanti un po’ di sana lettura che nelle ultime settimane, causa impegni lavorativi, iniziava a latitare.
Ho quindi terminato la lettura dell’ultimo libro di Clive Cussler per poi divorare di fila tre thriller ben diversi tra loro ed iniziare il quarto, che sto finendo in questi giorni.
Lasciatemi fare una breve panoramica:
Vento Nero, di Clive Cussler.
Per quanti non lo sapessero, Cussler è un autore di avventura pura che ha fatto la sua fortuna con un lungo ciclo di romanzi dedicati interamente ad un personaggio: Dirk Pitt. Sono ormai vent’anni o giù di lì che le vicende di questo avventuriero riempiono le librerie ed il personaggio è ormai invecchiato, diventando un cinquantenne che può sempre meno giustificare imprese più che incredibili; per tale motivo Cussler ha pensato di cercare di introdurre una nuova generazione di personaggi: i figli dello stesso Pitt, sui quali (soprattutto sul maschio, Dirk Pitt Jr.) si spostano i riflettori della storia, lasciando Dirk Senior ed il suo compagno di avventure Al Giordino relegati al ruolo di comprimari di lusso. Ora, io amo i libri di Cussler, ma lo stratagemma che sta tentando non funziona appieno: Dirk Jr. è la fotocopia del padre ed è evidente che Clive lo usa esclusivamente perché non può più utilizzare il secondo e questo tende a pesare sulla storia. D’altronde lo stesso autore, insieme a Paul Kemprecos, ha già provato ad introdurre due nuovi personaggi che potessero sostituire Pitt e Giordino, Kurt Austin e Paul Zavala: peccato che anche in questo caso ne siano venute fuori delle brutte copie degli originali. Detti i difetti non posso negare che, per il resto, il romanzo ha rappresentato alcune ore di svago puro ed avvincente: non siamo ai livelli del passato, ma il risultato è comunque positivo.
Oggetti di reato, di Patricia Cornwell.
Avevo deciso di darle una seconda chance e, stavolta, la sufficienza e forse qualcosa in più li ha raggiunti. Il secondo romanzo con protagonista Kay Scarpetta riesce ad essere coerente dall’inizio alla fine, cosa che il primo (Postmortem) non faceva. Il finale è credibile ed adeguato ed i personaggi iniziano a formarsi un po’ meglio. Non è ancora riuscita ad appassionarmi a dovere, ma il beneficio del dubbio è stato ripagato, per cui proseguirò almeno con un terzo volume.
La bambina dagli occhi di ghiaccio, di Carol O’Connell.
Ora, a parte che vorrei qualcuno mi spiegasse che c’azzecca il titolo italiano con l’originale "Crime School", devo dire che in questo caso il percorso di gradimento è stato l’opposto rispetto alla Cornwell: se il primo libro letto ("Susan a faccia in giù nella neve") mi era piaciuto abbastanza, questo secondo romanzo mi è risultato un po’ indigesto; certo, la vicenda è interessante, a volte anche appassionante, ma spesso la narrazione è ingarbugliata e mi sono trovato più di una volta a rileggere certi passi per assimilare bene ciò che l’autrice voleva descrivere: non è un buon risultato per un thriller. Se a questo aggiungiamo un personaggio principale che, onestamente, mi risulta quasi odioso non sono sicuro che nella mia classifica personale il libro raggiunga la sufficienza. Anche qui proverò magari un terzo volume, tanto per essere sicuro che questo non sia stato un caso sfortunato.
La dodicesima carta, di Jeffrey Deaver.
Signori, ecco a voi il maestro. Dopo un paio di romanzi belli ma più sottotono, stavolta il caro Jeffrey torna e centra in pieno il bersaglio: suspence, colpi di scena, deduzioni lineari ma imprevedibili; Deaver è in grado di fregarti anche quando sei convinto che stavolta non potrà farlo: cambia le carte in tavola ogni volta, non cadendo mai nell’errore (fatto una sola volta anni fa) di riciclare se stesso.
Sempre consigliato.
Sempre.
Ed ora mi sto dedicando a "Niente di vero tranne gli occhi", di Faletti: al momento posso solo dire che non mi sta dispiacendo e che, fortunatamente, il buon Giorgio si è scrollato almeno in parte quel debito di stile che doveva al suo amico Deaver e che era assolutamente evidente nel primo romanzo; spero che sul finale non si perda, perché al momento promette bene.
Io non ce l’avrei mai fatta a leggere tutte queste pagine in una settimana, nemmeno adesso che sono ai “domiciliari”…complimenti! D’altra parte, la tua velocità di lettura è dote ben nota.
Diciamo che la velocità di lettura sta tornando quella solita dopo i ritardi causati dal lavoro… e la coda di lettura è ancora lunga, porca zozza 😉
Grazie per i complimenti!
niente di vero è un bel libro, s’è fatto leggere con piacere.
E naturalmente l’assassino è *******
PAURA EH! 🙂
@itan: hai rischiato grosso, giuro 😉