Ritorno alle origini

Non sono mai stato granché uno sportivo.

Certo, quand’ero bambino poteva capitare la partitina a calcio con qualche amico, ma la cosa si fermava lì: vuoi perché ero già abbastanza nerd e preferivo un bel libro ad una sfera di cuoio, vuoi perché, semplicemente, il mio fisico non è mai stato omologato per l’attività sportiva, fatto sta che la mia scarsa sportività è sempre stata un dato di fatto.

Eccezioni sono state alcuni anni di palestra durante l’adolescenza (interrotti perché mi ero stufato di bilanceri e manubri), qualche partita a squash tra amici e, molto più importante, il nuoto.

Ho imparato a nuotare quando avevo 3 anni e, stranamente, ho ancora ricordi vivissimi di quei giorni: ricordo la piscina in Via Natale Battaglia (poco distante da Loreto) in cui mia madre mi portava una o due volte la settimana, mi ricordo la folle paura dei primi contatti con l’acqua ed, una volta superatala, la goduria che ogni volta provavo, mi ricordo la litigata di mia madre con un istruttore la prima volta che questo mi buttò in acqua, mi ricordo il gelato vaniglia e cacao (del tipo che oggi chiameremmo "soft") che mi comprava al bar vicino al metrò… da allora il mio rapporto con l’acqua è sempre stato di amore profondo: non perdo occasioni di tuffarmi, immergermi e nuotare ogni qual volta mi è possibile, sia in mare che in piscina.

Giusto oggi ho avuto modo di fare una ventina di vasche dopo alcuni mesi di fermo e, di nuovo, la sensazione è stata unica.

Non sto parlando della mera attività fisica, comunque appagante, ma di qualcosa di più profondo, di più mio…

Parlo della sensazione di essere immersi isolati da tutto, con gli unici suoni chiaramente percepibili generati dal proprio movimento…

Parlo dei polmoni che bruciano ma continuano a dilatarsi, a gonfiarsi, a far sentire che sono pronti ad andare oltre…

Parlo dei muscoli indolenziti che pian piano si allungano e non accennano a fermarsi…

Parlo del corpo sempre più stanco ma, stranamente, comunque pronto a proseguire…

Parlo della mente che prima si svuota, concentrandosi esclusivamente sulle respirazioni, per poi tornare a riempirsi dei suoi pensieri, molto più limpida di prima…

Parlo della stanchezza e del peso all’uscita dall’acqua, paragonabili come intensità ad una sessione in palestra, ma che danno una sensazione che mi viene da definire più "costruttiva" ed "appagante", non so spiegarmi meglio.

Parlo di un qualcosa che non mi rendevo conto quanto mi mancasse finché non l’ho riprovata… una sensazione che spero molti possano provare, in un modo o nell’altro.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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5 risposte

  1. utente anonimo ha detto:

    Ti sto invidiando. Intensamente.

    Tora

  2. Aries ha detto:

    Non so perché, ma immaginavo l’avresti detto, mon ami

  3. utente anonimo ha detto:

    le stesse sensazioni, anche se leggermente diverse, le sto provando in questo periodo per il tennis.

    Erano hannoc he non praticavo più, poco tempo fa parlando con un amico con la comune passione abbiamo deciso di riprendere ora le mie due ore settimanali non me le leva nessuno e sinceramente se non fosse per il mio maledetto ginocchio forse ne farei anche di più 🙁

  4. Aries ha detto:

    Ecco… se il corpo ti tradisce è una tortura non poter fare l’attività  che ami: è un po’ quello che temo se dovessi provare a fare qualche nuova partita a squash. Da questo punto di vista il nuoto è veramente un vantaggio. In bocca al lupo comunque 🙂

  5. utente anonimo ha detto:

    aries in piscina: “attenzione a babordo!!!! SOFFIAAAAAA!!!!!”

    zeb

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