Università e rimpianti
Oggi mi sono dovuto recare in una sede del Politecnico per una riunione di lavoro.
Non è la prima volta che mi capita di lavorare in ambiente universitario o di recarmi comunque in zone universitarie per lavoro e devo dire che quasi sempre ho la stessa sensazione mista di amarezza e soddisfazione.
Cerco di spiegarmi meglio: uno dei maggiori rimpianti che ho è quello di non aver potuto terminare gli studi universitari… avevo perso mia madre da meno di un anno e non potevamo andare avanti solo con la pensione di mio padre, per cui cominciai a lavorare: certo, molti lavorano e studiano contemporaneamente, ma il percorso lavorativo e di vita che presi (in parte per scelta ed in parte per contingenze varie) mi portò a posticipare sempre più la ripresa degli studi; ogni anno speravo fosse quello buono per riprendere ma ogni anno capitava qualcosa che mi obbligava a reindirizzare su questioni più urgenti il denaro necessario alla riattivazione dei miei studi.
Ho visto così miei colleghi d’università laurearsi, cari amici laurearsi ed, ogni volta, ho sentito una piccola fitta che ho sempre cercato di ignorare.
In questo modo sono trascorsi otto anni, il limite massimo per poter riprendere senza perdere gli esami già dati.
Certo, io in questi otto anni ho messo in piedi da solo una mia attività che ora ha un certo successo.
Certo, a 32 anni mi ritrovo con skills che spesso miei coetanei che hanno terminato il loro percorso ufficiale non hanno.
Certo, a questo punto la laurea non mi servirebbe certo per lavorare.
Certo, se volessi potrei riprendere da zero oppure (cosa più utile e che magari farò) potrei iscrivermi ad un MCP per avere delle ulteriori certificazioni da fornire ai clienti.
Tutto questo è vero, però rimane il fatto che una parte di me sente ancora la mancata laurea come una piccola grande macchia sul mio percorso, come un qualcosa che mi porterà sempre a chiedermi "e se invece avessi potuto andare avanti?": magari non avrei avuto le capacità che ho oggi e forse la mia vita non mi sarebbe piaciuta come quella che vivo… però il dubbio rimane sempre… e non sempre è piacevole.
E la soddisfazione di cui parlavo? Beh, ovviamente sta proprio nel percorso che sono riuscito a fare e che mi permette di osservare gli studenti che ancora si dipanano tra esami, corsi e docenti con un po’ di tenerezza, ricordandomi quando ero al posto loro e potevo solo sognare remotamente di avere una mia attività avviata.
Contraddittorio? Certo, ma chi ha mai detto di essere lineare?
c’è sempre l’università della terza età ….
quello che hai costruito tu, molti laureati se lo sognano!
grimm
Grazie per la seconda frase… per la prima la pagherai, chiunque tu sia :-))))
giusto, perchè essere lineari?
io sono sferica… ;P
sage
P.S. scherzi a parte, imho la laurea è un pezzo di carta di cui se ne può benissimo fare a meno, ma a cui ci si aggrappa per sentirsi sicuri. molti miei amici non hanno fatto l’università e lavorano assunti a tempo indeterminato, io la certezza di farcela non l’ho, se e quando mi riuscirà di lavorare ti dirò com’è andata…
Andrà benissimo, ne sono convinto 🙂
“L’ottimista è convinto di vivere nel migliore dei mondi possibili. Il pessimista teme sia vero”. Sii ottimista, e lascia perdere i What if.
Tora.
Ecco, magari è quello il problema, sai bene quanto ami i What If 🙂
PS: tnx