Alzare i calici

(c) degli aventi diritto – fonte https://www.youtube.com/watch?v=J3bGSr8L-Bg

Tornare qui sopra dopo mesi o, se voglio essere più preciso, dopo praticamente un anno, fa un certo effetto. È immediato chiedersi se io sia ancora capace di scrivere, di raccontare, di raccontarmi, di essere interessante.

La sensazione è di entrare in un appartamento che prima era casa nostra e poi, per qualche motivo, abbiamo lasciato vuoto a lungo, con la polvere ad accumularsi ovunque: lo vedi, vedi ciò che era e ciò che potrebbe essere, ma intanto sai che dovrai rimboccarti le maniche, pulire a fondo (e io odio pulire a fondo) e vedere se riuscirai di nuovo a viverlo come in passato.

D’altronde la vita di quasi tutti noi è un continuo rimbalzare tra presente e passato, tra ciò che era ed eravamo, ciò che è e siamo e ciò che – chissà, forse – sarà e saremo: un pensiero per molti versi malinconico da una persona – io me stesso medesimo – che tanti vedono come luminoso ma che ha in sé un’amarezza e una malinconia che periodicamente vengono a galla e prendono il controllo; a maggior ragione se, come nell’ultimo mese, ci si trova a cambiare di nuovo alcuni aspetti della propria vita, a subirne altri – sebbene necessari – e a trascorrere tre settimane quasi esclusivamente soli con se stessi.

E la malinconia, ma anche la riflessione sul passato e sul presente che quando hai 50 anni inizi per forza a fare, diventa portante quando finisci per ascoltare certi brani, alcuni che conosci da una vita – come Celeste Nostalgia di Cocciante, di cui parlavo ben 17 anni fa qui, a dimostrare quanto alcune emozioni mi accompagnino da sempre. Ma a volte capita che canzoni scoperte più di recente diventino importanti nel giro di pochi mesi e che ogni volta che le ascolti provochino brividi, magone, anche lacrime.

Anche di Hadestown, il musical, ho già parlato qui sopra, anche se focalizzandomi su una sola canzone (qui). Da allora molto è cambiato. Non solo ho ascoltato decine di volte l’intero album/musical, ma finalmente l’ho visto a Londra, in seconda fila, insieme a una cara amica a condividere l’esperienza.

E mi è entrato dentro, come e forse più di Rent (e chi mi conosce sa cosa significhi una frase del genere).

Per chi non lo sapesse – ovvero quasi tutti – Hadestown è un’opera folk scritta interamente dalla cantautrice Anais Mitchell, che prima a Broadway e ora anche nel West-End sta spopolando come uno dei migliori musical mai scritti. La storia è una rinarrazione del mito di Orfeo ed Euridice, che potete trovare riassunto a questa pagina, che sposta i protagonisti e adatta le vicende in chiave più moderna ma non meno emozionante e, in certi momenti, devastante.

Ora, a parte consigliarvi – se potete – di andare a Londra a vedere lo spettacolo (cosa che conto di rifare il prima possibile), voglio focalizzarmi sulla fine dello stesso. Potreste considerarlo uno spoiler, ma direi che il problema non si pone.

La storia potrebbe tranquillamente concludersi nel momento in cui Orfeo si volta e vede morire Euridice per la seconda volta: il mito termina così, avremmo potuto essere lasciati in questo modo, ma Mitchell decide di fare qualcosa di diverso: tutti i personaggi si riuniscono sul palco e si rivolgono al pubblico.

Poi iniziano a cantare, si distribuiscono dei boccali e brindano. “We raise our cups”. Alziamo i calici/tazze/boccali. E lo fanno in onore di Orfeo e di tutti noi. Lo fanno per i caduti, per chi ha lottato e fallito, per chi ha amato e nonostante questo non ha avuto il suo lieto fine. Lo fanno in onore di ogni persona che ha veramente vissuto. E ci chiamano (e si chiamano) fratelli e quella parola, così semplice, così banale dice immensamente più di quanto possiamo immaginare: sì, siamo fratelli, lo siamo tutti, lo siamo perché facciamo del nostro meglio con ciò che abbiamo, lo siamo perché siamo tutti mortali, finiti, fallaci. Quindi quando cade uno di noi non possiamo fare altro che rendergli onore, come speriamo che un giorno venga reso onore a noi stessi.

Quest’ultimo messaggio ci dona la storia di Orfeo ed Euridice come due di noi, li toglie dal mito e li rende i nostri amici, cugini. Fratelli, appunto. E ci lascia la speranza che anche quando falliremo, anche quando cadremo, anche quando non ci saremo più, ci sarà qualcuno a ricordarci. A renderci onore. Ad alzare i calici per noi. Magari con le lacrime negli occhi, come me ogni volta che ne ascolto parole e musica, come me e la mia amica quella sera davanti al cast a braccia sollevate.

E la celebrazione inizia ora, inizia in qualunque momento, in onore di ciò che abbiamo già fatto, delle nostre cadute, dei fallimenti a cui siamo sopravvissuti e a quelli che sappiamo dovremo sopravvivere.

Alziamo i boccali e li beviamo fino all’ultima goccia.

E buonanotte, fratelli. Buonanotte.

We Raise Our Cups

[PERSEPHONE]
Pour the wine and raise a cup
Drink up, brothers, you know how
And spill a drop for Orpheus
Wherever he is now

[PERSEPHONE & EURYDICE]
Some birds sing when the sun shines bright
Our praise is not for them

[PERSEPHONE]
But the ones who sing in the dead of night
We raise our cups to them

[PERSEPHONE & EURYDICE]
Wherever he is wandering
Alone upon the earth
Let all our singing follow him

[PERSEPHONE]
And bring him comfort

[COMPANY, PERSEPHONE & EURYDICE]
Some flowers bloom where the green grass grows
Our praise is not for them
But the ones who bloom in the bitter snow
We raise our cups to them

[COMPANY]
We raise our cups and drink them up

[PERSEPHONE]
We raise ’em high and drink ’em dry

[COMPANY]
To Orpheus and all of us

[PERSEPHONE]
Goodnight, brothers, goodnight

Innalziamo i calici

[PERSEPHONE]
Versate il vino e sollevate un calice
Bevete, fratelli, sapete come
E versate una goccia per Orfeo
Ovunque sia ora

[PERSEPHONE & EURYDICE]
Alcuni uccelli cantano quando il sole risplende
La nostra celebrazione non è per loro

[PERSEPHONE]
Ma per quelli che cantano nella notte buia
Alziamo i calici per loro

[PERSEPHONE & EURYDICE]
Dovunque stia vagando
Da solo sulla terra
Facciamo che il nostro cantare lo raggiunga

[PERSEPHONE]
E gli porti conforto

[COMPANY, PERSEPHONE & EURYDICE]
Alcuni fiori fioriscono quando cresce l’erba verde
La nostra celebrazione non è per loro
Per quelli che fioriscono nella fredda neve
Alziamo i calici per loro

[COMPANY]
Alziamo i calici e beviamo fino in fondo

[PERSEPHONE]
Alziamo in alto e lasciamoli asciutti

[COMPANY]
Per Orfeo e per tutti noi

[PERSEPHONE]
Buonanotte, fratelli, buonanotte.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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