62. Fotogramma
Stasera l’ispirazione tarda a venire.
Può essere sia il caldo. Può essere siano pensieri vari. Può essere sia la paura di rischiare di dover riaffrontare certi momenti, ma che fino a sabato rimarrà tale.
Può essere semplicemente che ci siano giorni in cui per motivi vari non c’è molto da dire o, meglio, su cui abbia voglia di dire o di approfondire, anche solo perché non è magari il momento giusto.
Certo, potrei tirare fuori un’altra canzone, ma odio farle così vicine.
Oppure potrei parlare della situazione politica, ma sinceramente è così deprimente che proprio non ho la testa.
O ancora potrei portare un paio di citazioni lette oggi, ma arriverà – forse – il loro momento.
E film o serie? Non oggi.
Avrei anche qualcosa in mente sul concetto di merito e meritare, ma è ancora così confuso che non ho ben chiaro cosa ne penso neanch’io, figuriamoci scriverne per altri.
Così alla fine ho fatto quello che spesso faccio in questi momenti: sono uscito a camminare.
Nonostante il caldo, nonostante la poca voglia, ci ho comunque provato.
E ho beccato un kebabbaro dove non ho potuto comprare una bottiglietta d’acqua perché per meno di cinque euro non voleva usare il pos.
Ho incrociato un ciclista che voleva fare a botte con un rider.
Ho visto coppiette camminare e abbracciarsi, gruppi di amici seduti a bere al Tramvai, un nuovo chioso di Bao sulla Martesana, un nuovo locale che fa barbecue poco distante.
Ma l’unica vera immagine che mi rimarrà impressa è lui, il genio.
Lui, in piedi vicino a una panchina con in mano una bottiglia di birra e una borraccia termica.
Lui, che cercava di travasare la prima nella seconda.
Lui, che urlava bestemmie perché la birra faceva schiuma e finiva per versarla fuori.
E io, boh, avrei quasi voluto abbracciarlo, per la perfezione di un fotogramma del genere in certi momenti.
Ma non sono del tutto scemo e ho tirato dritto.